Attentati a Istanbul, giro di vite di Erdoğan: arrestati 118 esponenti del principale movimento filo-curdo
GIRO DI VITE CONTRO L’HDP – Non si è fatta attendere in Turchia la dura reazione da parte dell’esecutivo guidato da Recep Tayyip Erdoğan ai sanguinosi attentati avvenuti lo scorso 10 dicembre a Istanbul: nei pressi dello stadio “BJK İnönü”, nel quale aveva avuto luogo la sfida tra il Beşiktaş e il Bursaspor, era infatti esplosa un’autobomba che aveva causato 38 vittime; inoltre, a qualche ora di distanza, un kamikaze si era fatto saltare in aria nei pressi di Maçka Park. I due atti terroristici, rivendicati Kurdistan Freedom Falcons (TAK), una costola dissidente del più noto Partito dei Lavoratori del Kurdistan (l’organizzazione paramilitare nota come PKK), avevano causato in totale 44 morti oltre a diversi feriti. Anche per questo motivo, i primi a finire in manette sono stati 118 esponenti di rango dell’HDP, il Partito Democratico dei Popoli che, da tempo, sostiene la causa filo-curda.
L’APPELLO DEL LEADER DELL’HDP – Stando a quanto riportato dai principali media turchi, il maxi-blitz congiunto di polizia e forze speciali avrebbe portato al fermo di alcuni dirigenti provinciali dell’HDP, vale a dire İbrahim Binici e Aysel Güzel, oltre che al sequestro di un ingente quantitativo di documenti e di materiale informatico. La maggior parte degli arresti sarebbe avvenuta nella zona di Mersin, nel sud-est della Turchia, ma si segnalano azioni volte a stroncare i vertici del partito anche a Istanbul, Adana e nella capitale Ankara. Tuttavia, contro questa risposta di Erdoğan, giudicata “spropositata”, si è schierato uno dei principali ispiratori del movimento filo-curdo, Selahattin Demirtaş: quest’ultimo, al momento ancora recluso nel carcere di Edirne, ha fermamente condannato i due attentati terroristici, invitando la società civile a non reagire con la violenza alle provocazioni del Governo e affermando anche la totale estraneità dell’HDP ai recenti fatti di sangue.
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