L’attentato è avvenuto nel pomeriggio di ieri 2 novembre a Wagah, nel territorio di confine tra India e Pakistan, durante una cerimonia dell’ammainabandiera. La zona è molto nota come meta turistica e tra le vittime si contano almeno una decina di donne e diversi bambini.
L’attentatore, secondo le ricostruzioni da parte delle forze dell’ordine, dovrebbe essere un uomo di circa vent’anni, che si sarebbe fatto esplodere pochi minuti dopo la fine della cerimonia, eludendo i controlli di sicurezza senza però avvicinarsi troppo al cuore della cerimonia. L’uomo, vista la potenza della deflagrazione, doveva avere addosso un quantitativo di esplosivo di circa 5 chilogrammi.
La strage è avvenuta a 500 metri dal confine nei pressi di un ristorante.
Resta ancora ignota la paternità del gesto terroristico, i primi a rivendicare l’attentato sono stati i talebani pakistani del Tehreek-e-Taliban Pakistan ma con il passare delle ore anche i Jundullah si sono fatti avanti.
La strage, secondo le forze dell’ordine pakistane, potrebbe essere la risposta all’uccisione di un leader talebano, Hakimullah Mehsud, morto durante un attacco americano lo scorso anno.
Le istituzioni di entrambi i paesi coinvolti hanno condannato la strage, pare che da tempo i servizi segreti indiani avessero il sospetto di probabili attentati nella zona di confine.
Dopo la fine della tregua, tra il governo pakistano e il Tehreek-e-Taliban Pakistan, nonostante le dichiarazioni a voler continuare i trattati di tregua, i talebani non hanno smesso di compiere attentati. Quello di ieri a Wagah è solo l’ultimo in ordine di tempo, il più grave in termini di vite umane.
I terroristi chiedono il ritiro delle forze armate dal confine con l’Afghanistan e il rilascio di prigionieri politici. Il governo, dopo la dura condanna dell’attentato, non ha rilasciato nuove dichiarazioni in merito alla strage.
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