Vero e proprio smacco al neo Primo Ministro Boris Johnson. La Corte Suprema britannica ha definito illegale il blocco delle attività parlamentari, voluto da quest’ultimo e che avrebbe dovuto prolungare i propri effetti fino alla data del 14 ottobre.
Nel bel mezzo della crisi riguardante l’uscita dall’Europa, l’organo posto al vertice giudiziario ha quindi deciso di accogliere i numerosi ricorsi provenienti in gran parte dai banchi dell’opposizione e dai movimenti ostili alla Brexit. L’annuncio dello speaker della Camera dei Comuni, John Bercow, ha dissipato ogni dubbio, fissando a domani il nuovo e regolare svolgimento delle normali attività. In aggiunta, lo stesso Bercow ha tenuto a precisare che non si tratta di una nuova adunanza, ma di una semplice ripresa dei lavori. Informando sull’assenza di Question Time, il cinquantaseienne esponente del Partito Conservatore ha inoltre detto che sarà conferita possibilità di parola, sotto forma di interrogazioni, a ciascuno componenti dell’esecutivo.
A rincarare ulteriormente la dose vi è il contenuto vero e proprio della sentenza che, oltre che dichiarare illegale il provvedimento targato Johnson, lo reputa del tutto manchevole di effetti. In altre parole, la Corte Suprema, nella persona della presidente Brenda Hale, rigetta in maniera assoluta la proroga del Parlamento, assegnando altresì agli speaker dei Lord e dei Comuni la facoltà di provvedere quanto prima a convocare nuovamente tali Camere, definendo l’iniziativa intrapresa dal Primo Ministro priva di motivazioni.
Il Parlamento della Regina deve perciò essere immediatamente radunato, con Johnson che al contrario dovrà riflettere su una carica assunta soltanto un paio di mesi fa. É esattamente questo il pensiero estrinsecato da Jeremy Corbyn, che nel commentare la decisione parla di una sentenza che attesta nuovamente l’atteggiamento denigratorio di Johnson verso le Camere.
L’auspicio del leader dei laburisti è che gli organi legislativi tornino a vigilare sull’attività del Governo, sottolineando che quest’ultimo è tenuto a rimandare la scissione da Bruxelles qualora non vi sia ancora accordo. Corbyn, in ultimo, esprime fiducia sulla possibilità non troppo remota che la Gran Bretagna possa tornare ad avere un esecutivo a trazione laburista.