LA DECISIONE DELLA SUPREMA CORTE – Ennesima svolta nel caso della morte di Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto nell’ottobre 2009 all’interno del carcere di Regina Coeli durante un procedimento di custodia cautelare. Infatti, nella giornata di ieri, la Suprema Corte di Cassazione ha accolto un ricorso presentato dalla Procura di Roma e, di fatto, ha annullato una precedente sentenza di Appello Bis che prevedeva il proscioglimento a carico dei cinque medici indagati per l’omicidio colposo del ragazzo.
Al termine di circa tre ore di Camera di Consiglio, i giudici hanno dunque dato ragione a Ilaria Cucchi, la sorella della vittima che da anni si batte affinché venga ristabilita la verità sulle ultime ore di vita del fratello e sia fatta giustizia:
“La mia vittoria consiste nel fatto che adesso tutti hanno capito come è morto Stefano”
ha spiegato la diretta interessata ai giornalisti all’uscita dall’aula, aggiungendo che si tratta inoltre della prima vittoria morale dopo quasi 8 anni di processi.
LA BEFFA DELLA PRESCRIZIONE DEL REATO – A farle eco è stato il suo legale, l’avvocato Fabio Anselmi che, tuttavia, ha ricordato l’incombere dei termini di prescrizione su questa nuova decisione. Infatti, dal 20 aprile il reato viene sostanzialmente prescritto, ma almeno la sentenza della Cassazione permette di salvaguardare i risarcimenti dovuti alle parti civili. A tal proposito, il Procuratore Generale della Repubblica Antonio Mura ha tenuto a rassicurare i familiari della vittima: nonostante la sopraggiunta prescrizione, a suo dire, “c’è ancora tempo per fare giustizia” dato che l’annullamento dell’Appello Bis sconfessa sostanzialmente i cinque camici bianchi indagati per omicidio colposo. Il Procuratore Generale aveva sempre sostenuto che il verdetto arrivato lo scorso 18 aprile 2016 presentava diversi “aspetti critici”, criticando anche la perizia citata nel precedente procedimento e sollecitandone una nuova che però non è stata mai disposta.