Tra le diverse novità introdotte attraverso la riforma del lavoro, da tutti conosciuta con la denominazione di “Jobs Act”, non è stato introdotto soltanto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, ma hanno visto la luce diverse novità anche per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali.
Una delle maggiori novità consiste nell’addio all’Aspi, che ha quindi avuto vita davvero breve nel nostro ordinamento, essendo entrata in vigore sotto il governo tecnico presieduto da Mario Monti. L’Aspi, come detto, entra a far parte del passato per quel che concerne gli ammortizzatori sociali e viene sostituita dalla Naspi, ovvero dalla “Nuova assicurazione sociale per l’impiego“. Questa importante novità è contenuta nel secondo dei decreti attuativi della riforma del lavoro: volontà del Governo è quella, in questo modo, di sostituire entrambe le tipologie di Aspi, sia quella standard che quella conosciuta come mini Aspi. La nuova indennità di disoccupazione riguarderà l’intera platea di coloro che lavorano con la qualifica di lavoratori dipendenti, eccetto coloro che sono dipendenti pubblici e coloro la cui tipologia contrattuale è riconducibile a quella di lavoratore agricolo a tempo indeterminato.
Ma quali sono i requisiti, la durata e le modalità attraverso cui richiedere di rientrare tra coloro che potranno usufruire di questo nuovo ammortizzatore sociale?
Prima di tutto va detto che potranno fare richiesta di accesso alla Naspi tutti coloro che si troveranno a dover cominciare a coesistere con lo status di disoccupato a partire dal 1 Maggio dell’anno appena iniziato e che, a partire dalla stessa data, si saranno dimessi per giusta causa. Inoltre, per poter usufruire della Naspi sarà necessario essere in possesso di alcuni requisiti la cui presenza deve essere congiunta.
Oltre ad essere tecnicamente disoccupato, chi vorrà entrare nella platea di coloro che hanno diritto alla Naspi dovrà dimostrare di aver almeno 13 settimane di contribuzione nei 96 mesi precedenti all’inizio dello stato di disoccupazione e altresì certificare di avere un minimo di 18 giorni di lavoro nel corso dell’anno precedente all’entrata nel novero dei disoccupati.
La Naspi verrà erogata ogni mese e la sua durata sarà eguale a un numero di settimane pari al 50% delle settimane di contribuzione nei 96 mesi precedenti all’inizio dell’erogazione stessa. Va quindi tenuto presente che se il contratto di lavoro che per chi aveva un contratto part-time le settimane di contribuzione saranno inferiori rispetto a quelle di chi aveva un contratto full-time e quindi la Naspi verrà erogata per meno tempo. Chi rientrerà tra coloro che percepiranno la Naspi si vedrà accreditare il 75% dell’ultima retribuzione: va però specificato che se questa dovesse essere superiore ai 1.195 euro si potrà arrivare a percepire un 25% in più di quello che tecnicamente viene definito il:
“differenziale tra retribuzione percepita e importo riconosciuto”.
Infine, per quanto concerne le modalità attraverso cui presentare la domanda, va messo l’accento sul fatto che questa deve essere presentata entro e non oltre il 68° giorno dal momento in cui ufficialmente è cessato il rapporto di lavoro e che la via telematica, collegandosi al sito dell’Inps, è l’unica possibile per richiederla.
L’altra importante novità in tema di ammortizzatori sociali è la cosiddetta ASDI, ovvero l’assegno sociale di disoccupazione, che sarà richiedibile da chi, dopo aver usufruito della Naspi per il tempo massimo consentito, non siano ancora riusciti a ricollocarsi nel mondo del lavoro.