Il contagio dell’Isis si diffonde in Africa: altre 8 decapitazioni in Libia e anche il Malì diventa campo di guerra
L’orrore delle decapitazioni compiute da parte dei miliziani dello stato islamico torna a interessare la Libia. Questa volta gli jidahisti sarebbero responsabili della barbara uccisione di 8 persone che stavano lavorando come guardie ad un campo petrolifero nella località libica di Al Ghani. Un attacco che ha di fatto ricordato a tutto il Paese come la minaccia dell’Isis sia ancora incombente e tragga forza dalle divisioni interne che rendono fragilissimo la Nazione nordafricana. Infatti, nonostante i vari tentativi di riconciliazione che vengono ricercati tra le parti, Tripoli e Tobruk non sono ancora riuscite a portare a termine i negoziati, che restano difficilissimi, e la situazione mette in posizione di vantaggio i miliziani dello Stato Islamico.
Le teste degli otto uomini uccisi sono state poi recapitate ad un ospedale che si trova nelle vicinanze del campo petrolifero, a sud di Sirte e su twitter è stata pubblicata una foto macabra che testimonia dell’efferatezza dei miliziani. Nel corso dell’attacco contro il campo petrolifero, o portato a termine venerdì scorso, le guardie uccise erano state in totale 11 ed inoltre i militanti dell’Isis hanno rapito nove dipendenti dell’impianto, tutti stranieri. Tra i nove, come ha confermato il Ministero degli esteri austriaco, anche un cittadino di quella nazionalità, oltre ad uno di nazionalità ceca.
Secondo quanto è stato diffuso riguardo all’attacco contro il campo petrolifero, i responsabili apparterrebbero allo stesso gruppo che aveva in precedenza giustiziato i 21 Copti nel mese di Febbraio, diffondendo anche un video della decapitazione.
Questo attacco ad un campo petrolifero, è il quarto portato da estremisti islamici, e questo rafforza l’ipotesi, sostenuta da molti, che il “Califfato” di Derna, sia ormai sotto il controllo dello Stato Islamico, anche se finora non ci sono state rivendicazioni da parte dei miliziani islamici.
Altre voci attestano che dopo gli attacchi, i campi petroliferi sono stati comunque riconquistati da uomini delle forze di Tripoli.
L’Isis, in ogni caso, continua ad ampliare il proprio raggio di azione, ed anche su un attacco che è stato portato a termine contro una base dell’ONU nel Mali, che ha causato la morte di tre persone, c’è l’ombra dei miliziani islamici. L’attacco, che è il secondo portato a termine in due giorni consecutivi, contro una base delle Nazioni Unite, ha causato la morte di 2 bambini, oltre a quella di un Casco Blu in servizio nella base.
Un altro attacco della stessa natura era stato rivendicato in precedenza da un gruppo qaedista, denominato “Ansar Dine“. In quel caso si trattava di una attacco contro truppe delle Nazioni Unite, avvenuto nello scorso mese di Settembre in una località situata a 1500 chilometri di distanza da Bamako, capitale del Paese.
Un altro attentato, questa volta avvenuto nella capitale, sabato scorso, ha causato la morte di 5 persone, due delle quali di nazionalità europea, un Belga ed un Francese. L’attacco è stato realizzato da un uomo con il volto coperto, che è entrato armato in un bar-ristorante della capitale del Mali sparando all’impazzata. Il folle gesto è stato rivendicato dal capo di un gruppo jihadista algerino.
Come detto, l’accrescersi degli attacchi degli estremisti islamici, sta portando le due fazioni che si fronteggiano in Libia a parlarsi alla ricerca di un accordo che possa portare ad una pacificazione, da trovare sotto l’egida delle Nazioni Unite, e che permetta al paese di ritrovare una vita più tranquilla. I colloqui continuano in questi giorni ed alcuni passi avanti, seppure minimi sembra siano stati fatti. L’opera diplomatica dell’Onu e delle nazioni occidentali, seriamente preoccupate della situazione libica, intanto continua senza soste.
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