Dilma Rousseff, prima “presidente” donna del Brasile, sospesa dal suo incarico fin dallo scorso 12 maggio, rischia ora di vedere decadere il suo mandato, visto che l’autorizzazione è propedeutica al voto del parlamento che si terrà il 25 o il 26 agosto; le votazioni dovrebbero confermare nei fatti la decisione della scorsa notte.
Rousseff è accusata di aver dato ordine di falsificare i bilanci statali durante la campagna delle scorse presidenziali, la falsificazione aveva lo scopo di nascondere agli occhi del mondo la gravissima condizione economica del Brasile, uno stato che non si poteva permettere la recessione economica, vista soprattutto l’assegnazione dei Giochi olimpici.
La sessantacinquenne presidentessa è al suo secondo mandato, un mandato iniziato tra mille difficoltà, e che adesso rischia di spezzare per sempre la sua carriera politica, all’interno di uno dei più grandi partiti brasiliani, il Partito dei Lavoratori.
La donna che era stata eletta al ballottaggio, godeva di una grossa maggioranza ma ha perso progressivamente l’appoggio degli alleati, cosa questa che ha portato il paese in una situazione di crisi politica mai vista, che si è scaricata su un’accesa conflittualità sociale.
Sono in molti però a pensare che la Rousseff sia stata fatta oggetto di attacchi senza fondamento. La sua decadenza favorirebbe i partiti avversari, mentre la sua messa in stato d’accusa ha innescato furiosi scontri in tutto il paese americano, con milioni di sostenitori che parlano di un colpo di stato in atto.
Le funzioni di presidente sono state ricoperte dal 12 maggio, data di sospensione della Rousseff, dal vice presidente Michel Temer, politico navigato appartenente al Partito del Movimento Democratico Brasiliano; un uomo che, stante la probabile decadenza della Rousseff, plausibilmente porterà il Brasile alle nuove elezioni del 2019.
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