Dalle ultime note della Farnesina si apprende del rapimento di quattro italiani in Libia nei pressi del compound dell’Eni, nella zona di Mellitah. Si tratta di quattro italiani che lavoravano per la società di costruzioni Bonatti nel sito petrolifero Eni.
Immediatamente, l’Unità di Crisi della Farnesina si è messa al lavoro per scoprire informazioni utili e tenere aggiornate le famiglie e la stessa ditta Bonatti. Il lavoro è però reso davvero difficoltoso da quando, lo scorso 15 febbraio, l’ambasciata italiana in terra Libica è stata chiusa per i troppi disagi e pericoli che la precaria situazione comporta. Lo stesso Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha dichiarato che il rapimento è avvenuto nella serata di ieri.
I quattro italiani coinvolti sono dipendenti della Mellitah oil and gas che lavora appunto per la ditta Bonatti; ma ancora niente si sa in merito ai rapitori e allo stesso movente. Tra i responsabili potrebbero esserci anche alcuni esponenti dell’Isis, così come invece potrebbe trattarsi di criminali locali che cercano di ottenere un riscatto.
La Bonatti spa per cui i quattro italiani lavoravano è una ditta molto grande e conosciuta, che lavora come general contractor internazionale in molti paesi a rischio come: Egitto, Algeria, Kazakhstan, Austria, Messico, Mozambico, Libia e tantissimi altri.
Il luogo del rapimento è Mellitah, una cittadina a 60 km da Tripoli, dove parte Greenstream, il più grande metanodotto sottomarino del Mediterraneo che raggiunge il terminale di Gela in Sicilia. L’Eni con tale infrastruttura permette di fornire di oltre 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno l’intero territorio europeo. Dopo la caduta di Gheddafi però la situazione delle fonti energetiche è diventata molto problematica, dato che i vari gruppi armati cercano di prenderne il controllo fin dall’inizio del conflitto libico.