Mentre il mondo veniva infettato, l’Organizzazione delle Sanità taceva perché, secondo alcune fonti, temeva un crollo improvviso dell’economia. Mentre in Africa, il virus era già presente a giugno, l’OMS inviò la comunicazione solo ad agosto e cioè alcuni mesi dopo che i dirigenti africani avevano dato l’allerta.
L’epidemia di Ebola, infatti, è scoppiata in Guinea per poi espandersi nella parte occidentale dell’Africa provocando la morte di quasi diecimila persone che si pensa siano state infettate dal virus. L’Organizzazione Mondiale della Sanità si difende dall’accusa di questo tragico ritardo dichiarando di non aver avuto a disposizione abbastanza persone da mandare sul campo per constatare il modo in cui stavano realmente le cose.
Ma L’Associated Press ribadisce che, secondo i suoi documenti, i dirigenti dell’OMS sapevano bene come stavano le cose in quanto erano stati informati sulle tragiche conseguenze che poteva provocare un allarme pubblico non dato in tempo.
Ciò che si pensa è che l’informazione sia stata messa in secondo piano per ragioni economiche. Un’allerta del genere avrebbe sconvolto tutti i paesi coinvolti e con loro anche l’economia che deriva da questi luoghi. Infatti, le riserve minerarie e il loro commercio ne avrebbero risentito notevolmente dovendo chiudere all’improvviso tutti i rapporti e i canali di comunicazione con i paesi interessati. Inoltre, ne avrebbe risentito anche il pellegrinaggio verso la Mecca di migliaia di musulmani.
Sylvie Briand, la responsabile del dipartimento di malattie di tipo pandemico ed epidemico, inviò una mail ai suoi colleghi il 5 giugno del 2014 avvertendo dell’imminente catastrofe. Qualche giorno dopo, venne inviato un rapporto dettagliato sullo sviluppo del virus alla direttrice dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che sembra aver messo in secondo piano la notizia.
Si temeva che, dando un’improvvisa allerta, questa potesse essere intesa come un attacco ai paesi coinvolti e ad una volontà di chiudere i rapporti con loro. Insomma, non si è dato l’allarme per evitare che questo venisse inteso come un atto ostile verso quei paese dove l’Ebola si è sviluppata.
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