1.000, forse 2.000 Lo Porto: la guerra al terrore dei droni sacrifica migliaia di civili
La morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, avvenuta nello scorso mese di Gennaio, ma venuta alla ribalta solamente in questi giorni, con le conseguenti scuse pubbliche di Barack Obama, ha riportato agli onori della cronaca quella che viene chiamata la guerra dei droni, che gli Stati Uniti combattono in Pakistan ed Afghanistan contro Al Qaeda e le altre organizzazioni terroristiche.
La morte di Lo Porto e di un altro prigioniero di nazionalità statunitense, avvenuta a seguito dell’attacco di un drone della Cia, sono quelli che con un certo “eufemismo”, vengono etichettati come danni collaterali. Danni che dai conteggi effettuati, anche se le contabilità sono le più varie, ed i numeri cambiano a seconda delle fonti, sono comunque importanti.
In questo caso, scusandosi con le famiglie ed assumendosi al responsabilità, Barack Obama ha promesso che tutto quanto riguarda l’accaduto sarà svelato, e che quando è stato ordinato l’attacco niente faceva pensare alla presenza di ostaggi nel compund di Al Qaeda, ma queste situazioni stanno replicando in maniera troppo frequente per poter passare sotto silenzio. Come detto, si può affermare che la guerra dei droni ha provocato centinaia di vittime civili, non solo ostaggi, ma effettuare un conteggio esatto, di fronte alla segretezza con la quale vengono trattate queste informazioni dall’amministrazione statunitense, è quasi impossibile.
Un calcolo approssimativo porta a concludere che, nel corso degli ultimi sei anni, le vittime causate da droni della Cia o del Pentagono oscillano tra le 1.000 e le 2.000. In massima parte si tratta di vittime che si trovavano nelle vicinanze di quelli che erano i veri obiettivi degli attacchi portati con i droni, solitamente terroristi di Al Qaeda, e nel conteggio fanno parte purtroppo anche molte donne e bambini, come ad esempio mogli e figli del terrorista. In effetti nella maggior parte dei casi in cui vengono utilizzati i droni, non si può sapere chi verrà colpito in quanto la tecnologia, molto avanzata, non è comunque sicura al 100%.
A questo si aggiunge che le notizie raccolte dalle forze di “intelligence”, non sono sempre complete ed affidabili, e quindi rimane un margine di errore, margine che viene superato con l’utilizzo del principio del “ragionevole dubbio”, agendo così per colpire il bersaglio individuato, anche se non si ha la certezza di evitare i “danni collaterali”. In moltissimi casi precedenti l’amministrazione degli Stati Uniti, dopo essere venuta a conoscenza di errori che hanno causato vittime innocenti, si è chiusa con la segretezza, mentre in questo caso il capo di Stato americano è uscito allo scoperto con le scuse ufficiali, si pensa in quanto i due morti erano ostaggi occidentali, ed uno di questi statunitense. Nascondere l’errore commesso non sarebbe stato possibile e Barack Obama ha agito di conseguenza. A complicare la situazione c’era anche il fatto che l’obiettivo del drone era un terrorista, Ahmed Farouq, leader di un gruppo di Al Qaeda, ma nello stesso tempo cittadino americano.
Questo fatto porta ad una ennesima protesta da parte di alcune associazioni americane che si occupano di diritti civili, secondo le quali questi omicidi mirati con l’attacco dei droni, non sono legali se portati contro una persona con passaporto degli Usa, che secondo la legge avrebbe diritto ad un regolare processo. Una posizione che contrasta con quella del Presidente Usa, il quale ha invece moltiplicato nel periodo della sua presidenza, gli attacchi di questo tipo, e ne apprezza l’efficacia. Uno dei motivi di questo tipo di blitz è senza dubbio quello di evitare perdite umane tra le truppe statunitensi, che si erano verificate frequentemente durante l’amministrazione Bush, quando le missioni erano affidate a piccole squadre altamente specializzate, incaricate di rapire i terroristi, che venivano poi trasportati nella prigione di Guantanamo, a Cuba. Con Obama la strategia è cambiata: non si arrestano più i terroristi, si eliminano.
I blitz con i droni non vengono effettuati solo i Pakistan ed Afghanistan, ma anche in Somalia, ed in Yemen e ultimamente anche in Iraq, dove vengono impiegati nella lotta contro lo stato islamico. I risultati ottenuti sono stati soddisfacenti in quanto hanno portato all’eliminazione di molti capi sia di Al Qaeda che dei Talebani, ottenendo anche di causare un danno irreparabile alla struttura di comando dei gruppi terroristici.