Secondo vari scrittori, che hanno dato vita ad un saggio chiamato ” Zero”, la responsabilità del massacro di quasi di 3000 civili non sarebbe di Bin Laden e della sua organizzazione Al Qaeda, ma sarebbe stato, un ingegnoso e terribile mezzo, adottato da una parte dell’ estabilishment a stelle e strisce, per convincere l’allora presidente, George Bush, ad assumere pieni poteri in una guerra al terrorismo che avrebbe portato all’ instaurarsi di un dominio americano su gran parte del pianeta, nell’ ottica di una strategia neoimperiale, che fonda il suo principale obiettivo sull’accaparramento di risorse naturali e territori strategici.
Nel novero degli autori del saggio, che confutano la tesi ufficiale dei quattro attacchi suicidi da parte di terroristi islamici capeggiati dal dirottatore Mohammed Atta, non sono presenti soltanto militanti antiamericani di vecchia data, come Giulietto Chiesa, già autore di molti libri sull’ imperialismo “Yankee”.
La lista degli scrittori che hanno dato vita a Zero, infatti, vede autorevoli storici al di sopra di ogni “sospetto” di partigianerie, come Franco Cardini, celebre medievalista di orientamento filoccidentale, e Gianni Vattimo, ma anche ex consulenti governativi, come il socialdemocratico tedesco Von Bulow, l’economista canadese Chossudowsky, il filosofo statunitense David Ray Griffin, il fisico Steven Jones, l’economista neokeynesiano Enzo Modugno.
Zero, però , delude chi si aspetta nomi e cognomi di altri colpevoli o una definita strategia alternativa. Al posto di Bin Laden e compagnia, infatti, bisogna affidarsi al ragionamento di una vasta costruzione indiziaria e lasciarsi andare a deduzioni.
Gli storici negazionisti, addirittura, pensano che i due aerei non siano stati sufficienti a distruggere dalle fondamenta le torri gemelle, da qui l’idea di una vasta operazione di apposizione di mine e ordigni lungo il perimetro delle basi degli edifici, una “missione” che, per la complessità e le necessarie coperture, non poteva che essere “sponsorizzata” da ambienti molto vicini ai servizi segreti o comunque a poteri militari.
Alcuni storici, pur sposando il negazionismo che non crede alla matrice islamica, parlano di poteri che hanno voluto scientemente creare nemici, in una fase di imminente crollo dell’economia, per dare ad essa forza, con un incremento della domanda generato dagli armamenti e da tutto il settore sicurezza.
In alcuni ambiti, anche se con poco sostegno da parte degli storici, si è persino giunti a fondare dei veri e propri miti anti-israeliani, sulla scorta di pulsioni razziste nei confronti degli ebrei, sull’ 11 settembre.
Secondo questa teoria la polizia di New York avrebbe arrestato 5 israeliani che si congratulavano del lavoro svolto in seguito al crollo delle torri.
I negazionisti, nel saggio “Zero”, mettono in discussione anche i risultati della commissione d’inchiesta del senato americano, e tra le altre cose, puntano il dito sulle mancate foto d’archivio che risultano inesistenti , degli impatti di uno degli aerei sul pentagono, pur essendo, questa struttura, una delle più sorvegliate al mondo.
Al di la dello spessore degli studiosi che hanno redatto “Zero” e coloro che ne avallano, se non le certezze, almeno i dubbi sugli eventi della strage di Ground Zero, fa scalpore la mancata adesione, a queste tesi, di uno dei maggiori critici dei governi repubblicani, lo storico Gore Vidal, intervistato alla fine del saggio, secondo lui Bush ed il suo vice Cheney sarebbero troppo incompetenti per poter attuare piani di questo genere.
Notevole, a supporto delle tesi negazioniste, e opportunamente presente nel saggio, anche la produzione documentarista, tra cui citiamo ” 9/11 The Great Conspiracy” di Barrie Zwicker, che mette sullo schermo l’ardita ipotesi di un complotto della teoria del complotto.