Processo Eternit: Casale Monferrato reagisce alla sentenza, attese le motivazioni della Cassazione
La prescrizione, che ha fatto decidere la Cassazione per l’assoluzione di Stephan Schmidheiny, secondo Renato Balduzzi, alessandrino, membro del CSM ed ex Ministro della Salute,
“”non cancella il disastro”
Continua Balduzzi
“non posso tacere la straordinaria sofferenza che questa decisione mi ha provocato. Vorrei però dire a quanti hanno condiviso e condividono la lunga battaglia contro l’amianto che essa continua, e continua in almeno tre forme”
“La decisione di ultimo grado, ha negato giustizia ai singoli danneggiati, i quali potrebbero chiamare lo Stato a rispondere per questo ulteriore danno subito”.
«c’è da chiedersi se lo Stato stesso non possa valutare di agire in autotutela e, anziché aspettare di essere condannato per aver negato giustizia ai suoi cittadini, anticipare un meccanismo di indennizzi alle persone offese che nel processo Eternit».
Oggi l’Afeva (Associazione Familiari Vittime Amianto), ha in programma una assemblea generale alla quale parteciperanno anche le amministrazioni regionale, comunali ed i sindacati. La guerra quindi continua, anche dopo la sconfitta in una battaglia, con in prima fila l’amministrazione comunale di Casale Monferrato.
Il sindaco della città piemontese, Titti Palazzetti, ha riunito la giunta insieme ad un avvocato, Enrico Dagna, per decidere come procedere in futuro. Il sindaco, subito dopo aver appreso la sentenza, aveva sottolineato come la presenza di Eternit abbia rappresentato una vera e propria “tragedia”, non solo per il territorio monferrino, ma anche per tutti gli altri nei quali erano presenti gli stabilimenti della società svizzera.
Il prossimo 26 novembre, a Casale Monferrato, si terrà inoltre un consiglio comunale “aperto” che tratterà proprio questo argomento.
Da parte di tutti si stanno intanto aspettando le motivazioni della sentenza, la cui lettura contribuirà a chiarire il lato giuridico di questa sentenza di assoluzione per prescrizione del reato. Con la prescrizione, infatti, non è possibile punire l’imputato, ma nello stesso tempo il fatto non viene cancellato e con questo anche le conseguenze disastrose che ne hanno fatto seguito.
La condanna in primo grado per Schmidheiny era intervenuta per le morti avvenute in due impianti, quelli situati negli stabilimenti di Casale Monferrato e Cavagnolo, mentre era stata considerata prescritta la situazione degli altri due stabilimenti, Rubiera e Bagnoli. I 16 anni di reclusione erano poi stati alzati a 18 nel processo di secondo grado, in quanto la Corte aveva incluso la responsabilità per tutti i 4 casi.
La procura di Torino, sta intanto provvedendo all’istruzione del caso di altri 270 decessi di lavoratori, ed il pm Raffale Guariniello ha dichiarato che questa volta il reato sarà quello di omicidio volontario. Da parte del presidente di Afeva, Romana Blasotti Pavesi, viene annunciata l’intenzione di rivolgersi direttamente al Presidente Giorgio Napolitano, in modo che non restino impuniti i responsabili di questo genere di crimini.
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