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Call center in sciopero, migliaia di posti di lavoro a rischio a causa dell’esternalizzazione selvaggia

Gli operatori dei call center incrociano le braccia e proclamano lo sciopero. Il settore è in via d’estinzione, proprio quando stava iniziando a diventare sempre più regolarizzato e ad offrire ai lavoratori una retribuzione quasi adeguata.

Stiamo parlando di un mestiere moderno, per anni simbolo del precariato, ma che negli ultimi anni stava assumendo una propria dimensione, garantendo un minimo di stabilità economica e, contrariamente all’immagine del luogo di lavoro popolato da soli ventenni, rappresentando l’unico approdo per i tanti, troppi 40-50enni espulsi dal settore produttivo o ex piccoli negozianti o liberi professionisti costretti a chiudere la propria attività o partita Iva.
Praticato per la maggior parte dalle donne, ma non solo, il mondo dei call center italiani è in protesta contro la cosiddetta concorrenza sleale. Si tratta di un sistema creato da varie aziende che decidono di aprire in Italia, per poi chiudere e non accumulare né versare alcun contributo. Queste imprese partecipano ai vari bandi del nostro Paese, per poi trasferire la propria attività in Paesi in via di sviluppo come Albania, Romania e Ucraina. Tutto ciò perché i lavoratori impiegati in queste zone costano molto meno rispetto a quelli italiani (spesso erogando gioco-forza, a causa delle barriere linguistiche, anche un servizio decisamente inferiore) e richiedono un minore quantitativo di clausole in caso di cambi di gestione.

Lo sciopero proseguirà con una notte bianca ed è nato anche contro gli usi impropri del nostri dati. Il Governo è già stato informato di queste problematiche, dato che il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova ha effettuato un’indagine sui call center nella commissione Lavoro alla Camera dei Deputati. Bellanova aveva richiesto l’uso del criterio dell’offerta più vantaggiosa e una nuova clausola in caso di cambiamento di titolarità del contratto. Inoltre, per quanto riguarda i dati sensibili (con tutti i rischi annessi e connessi al transito di dati personali, riferimenti di carte di credito, ecc…che escono dal nostro Paese per navigare incontrollati nel continente, potendo essere usati illecitamente da qualche malintenzionato poi difficilmente rintracciabile), la normativa già esisterebbe da due anni e consentirebbe una rapida informazione per il cittadino italiano sui Paesi dai quali rispondono gli operatori. Il Ministero del Lavoro e il Garante della privacy dovrebbero essere informati di tutti gli eventuali cambi di Nazione delle varie società, con tutte le misure che dovrebbero essere conformi alle regole nazionali, appunto dovrebbero…..

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