30 anni di carcere, è questa la richiesta fatta da Laura Barbaini, Pg di Milano per Alberto Stasi, nel processo di appello “bis”, che si è reso necessario dopo che la Cassazione aveva annullato il verdetto di assoluzione del giovane, emesso tre anni fa.
Secondo la ricostruzione fatta dal Procuratore Generale, contro Alberto Stasi ci sono indizi di notevole gravità, precisi e concordanti tra loro. La richiesta dei 30 anni arriva anche per l’aggravante della crudeltà, con la quale, secondo la Barbaini, fu commesso l’omicidio. Una richiesta, quella del Pg milanese, che ha lasciato impietrito Alberto Stasi.
La ricostruzione del caso effettuata da Laura Barbaini ha avuto una durata di 6 ore, durante le quali il Pg ha ripercorso tutta la sequenza degli avvenimenti, ed ha segnalato una serie di elementi che sono stati raccolti dal suo ufficio nel corso degli ultimi mesi, dopo che nello scorso aprile il caso venne riaperto con la sentenza emessa dalla Corte.
Alberto Stasi, secondo l’accusa, ha cercato di ostacolare le indagini in modo “sistematico”, oltrepassando le prerogative del “diritto di difesa” con continue omissioni. Secondo l’accusa, alcuni particolari riferiti da Alberto Stasi potevano essere conosciuti solo da chi aveva commesso il delitto, e quindi mentì al momento di dare l’allarme, quando, secondo le sue dichiarazioni, aveva trovato la vittima già cadavere.
Nel corso della sua esposizione, il Pg ha mostrato anche alcune fotografie, finora rimaste inutilizzate, tra le quali una che mostra le impronte di quattro dita insanguinate, sulla maglietta del pigiama della ragazza, collocate nella zona della spalla sinistra. In base a questa immagine, secondo il Pg, si dimostra che l’aggressore della ragazza aveva sollevato il cadavere per gettarlo sulle scale. Incrociando questo indizio con altri come le impronte di scarpe che sono state trovate sul tappetino del bagno, e con le impronte dello stesso Alberto Stasi riscontrate sul dispenser mischiate al DNA della ragazza, il Pg ha dedotto che Stasi, dopo aver gettato la fidanzata dalla scale, andò in bagno per lavarsi.
Tra i tentativi di Stasi di ostacolare le indagini, è stato evidenziato il fatto della mancata consegna di tutte le scarpe da lui possedute, ed anche di non aver comunicato quante e quali biciclette possedesse la sua famiglia.
Dopo l’esposizione del Pg, i legali della famiglia Poggi hanno dichiarato la loro soddisfazione. Ora la parola passerà proprio a Francesco Compagna e Gian Luigi Tizzoni, che parleranno giovedì prossimo, mentre la difesa lo farà nell’udienza del prossimo 3 dicembre. Per quanto riguarda la sentenza, si pensa che possa essere pronunciata il 17 dicembre, giorno in cui cade l’anniversario dell’assoluzione di Stasi nel processo di primo grado.
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