Anche New York dopo Ferguson: scoppia la protesta contro le violenze sugli afro-americani
Dopo le proteste scoppiate a Ferguson a seguito della non incriminazione di Darren Wilson, il poliziotto che aveva sparato a un 18enne afro-americano non armato, anche New York si infiamma. Il motivo è lo stesso: nessuna punizione per Daniel Pantaleo, che, praticando una presa al collo (chokehold) vietata dal regolamento della polizia di New York, ha strangolato a morte un 43enne di colore a Staten Island. Eric Garner era sospettato di vendere sigarette abusivamente. La vittima lascia moglie e figli.
Il motivo della non incriminazione, secondo il Grand Jury, è l’assenza di prove: eppure numerosi sono i video che circolano, nei quali si sente anche l’uomo dire che non riesce a respirare e chiede di essere liberato. Il verdetto ha fatto radunare centinaia di cittadini che, pacificamente, hanno sfilato per la città e organizzato sit-in da Manhattan a Times Square.
Preoccupato il presidente Barack Obama, il quale dichiara di dovere risolvere il problema dell’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla legge. Il sindaco di New York, Bill De Blasio è costernato da questa sentenza, e chiede che vengano condotte indagini federali, come anche il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo.
Negli ultimi mesi, la comunità afro-americana ha subito violenze ingiustificate a ripetizione. A Cleveland, in Ohio, un bambino di soli dodici anni, Tamir Rice, è stato ucciso da un agente perché giocava con una pistola giocattolo in un parco. Il caso di Michael Brown, il 18enne di Ferguson, ha fatto scatenare violenti scontri con le forze dell’ordine e sommosse popolari.
La comunità afro-americana chiede sempre a maggior voce che vengano soppresse definitivamente le discriminazioni razziali, che lacerano il paese da secoli, e chiede che giustizia venga fatta nei confronti di chi abusa della propria posizione per commettere violenze.