Gabriel Garcia Marquez affermava che l’esistenza non è altro che ciò che rammentiamo al fine di poterlo raccontare. Quest’idea corrisponde ancora di più a verità nel momento della malattia, perchè malattia non è soltanto sintomi e patologia, ma anche il racconto di chi con essa si deve confrontare. Ogni caso fa storia a sè e raccontarlo può risultare importante ai fini di una corretta terapia. Questo mutamento di approccio è in gran parte da ascrivere alla cosiddetta medicina narrativa, che ha visto la luce con lo scopo di “valorizzare quel che i malati si trovano a dover vivere” e a non vedere più la malattia come un solo “fatto biomedico”.
Per capire l’importanza di un dialogo con il malato sull’esperienza che sta vivendo basta pensare al fatto che nel nostro Paese il 50% dei reclami presentati alle strutture ospedaliere riguardano lamentele relative al rapporto comunicativo tra il paziente e il medico.
Ebbene, sbarcata in Italia all’inizio degli anni 2000, la medicina narrativa è stata al centro di un incontro che si è tenuto a Firenze: obiettivo del meeting è stato quello di fare una valutazione d’insieme su ciò che si è riusciti a fare in questi anni e su quali sono i passi ancora da compiere.
Stefania Polvani, che dirige il Laboratorio di Medicina Narrativa della ASL del capoluogo della regione Toscana, ha messo l’accento su come questo comparto della medicina si fondi sul rapporto tra chi cura e chi è curato e come sia ancora troppo marginale nello Stivale. Per far capire il perchè di questa sua posizione, ha fatto presente come spesso il colloquio con un medico duri lo spazio di pochi minuti e come in realtà, chi è malato, sente la necessità di un rapporto più stretto con chi è chiamato a fornirgli risposte. I dati di uno studio realizzato dalla struttura che dirige ha messo in luce come la maggior parte delle lamentele nei confronti delle strutture ospedaliere riguardi la scarsa comunicazione tra medico e paziente.
Un possibile modo per risolvere tale problematica potrebbe essere la creazione di una “cartella clinica integrata“, uno dei cavalli di battaglia di questo nuovo comparto della medicina. In questa cartella andrebbero a finire i racconti dei malati, che avrebbero così modo di poter descrivere davvero a 360 gradi ciò che percepiscono e comincerebbero a non avere più la fastidiosa percezione di essere, per chi li cura, solo un numero, un altro paziente come se ne vedono tanti durante il giorno.
In linea più generale, a sostegno della medicina narrativa è stato portato all’attenzione dei partecipanti al convegno un altro studio secondo cui il uso utilizzo avrebbe effetti positivi per quel che concerne la qualità del servizio offerto, sia a livello di diagnosi che a livello di capacità del malato di seguire correttamente le prescrizioni del medico che lo ha in cura.