L’orrore dell’uccisione del pilota giordano indigna l’intero Medio Oriente. Ecco la reazione del mondo arabo
La barbara uccisione del pilota giordano Muath Kasasbeh da parte dei terroristi dell’ Isis, l’organizzazione ultra-islamista che controlla ampie porzioni del territorio iracheno e siriano, ha scatenato feroci reazioni in tutto il mondo arabo-islamico.
A suscitare la rabbia della gente, da Rabat fino a Islamabad, le modalità con cui il giovane militare dell’aviazione di re Abdallah II è stato assassinato: rinchiuso in una gabbia come un animale è stato poi arso vivo. Il tutto è stato filmato dalle videocamere di ISIS per essere trasmesso in tutto il Mondo ed usato come arma propagandistica. Tanta brutalità e crudeltà, però, rischia di ritorcersi contro gli stessi terroristi.
Uccidere con simili modalità un essere umano rappresenta non solo una violazione dei più basilari diritti fondamentali dell’uomo, ma anche una sfida alle regole religiose islamiche: la religione di Maometto, infatti, proibisce la cremazione. proprio per questo i primi a scagliarsi contro questo vile atto sono stati i massimi esponenti religiosi sunniti.
In proposito, netta la presa di posizione di Ahmed Al Tayeb, grande imam dell’Università al-Azhar del Cairo, – l’università uno dei principali centri d’insegnamento di tutto il mondo islamico – il quale ha affermato che i terroristi dell’ISIS dovrebbero essere crocifissi e mutilati. Parole di fuoco pronunciate con toni di vendetta.
E per vendetta è stata eseguita anche la condanna a morte di Sajida al Rishawi, la terrorista che nel 2005 tentò di farsi saltare in aria ad Amman, e di Ziad al Karbuli, un terrorista da anni nelle mani delle forze di sicurezza giordane.
Proprio in Giordania, Patria del pilota assassinato, si sono avute le più veementi manifestazioni di protesta contro l’organizzazione guidata dall’autoproclamato Califfo Al Baghdadi: migliaia di giovani sono scesi in piazza gridando slogan contro i terroristi e giurando fedeltà al loro re, Abdallah II.
Se l’obiettivo dell’ISIS era allargare il conflitto alla Giordania, inguaiandola nel gorgo di violenza regionale, l’effetto della macabra uccisione di Muath Kasasbeh sembra aver provocato l’esatto contrario. La Giordania si trova a fare da cuscinetto fra i sanguinosi teatri di guerra iracheno e siriano a nord, le instabili monarchie del golfo a sud e lo stato ebraico ad ovest. La sua posizione strategica la rende un obiettivo del Califfo, interessato ad espandere il campo di battaglia a tutto il Medio Oriente per diffonder ela sua ideologia ultra-islamista.
All’indomani della diffusione del video da parte dell’ISIS jet giordani hanno bombardato in rappresaglia le postazioni dell’organizzazione terroristica a Mosul uccidendo, secondo fonti curde, oltre 55 miliziani e un luogotenente jihadista.
Una reazione più moderata rispetto a quella dell’imam di Al Azhar e dei clan giordani l’ha avuta un’importante e influente istituzione islamica chiamata “Associazione internazionale degli studiosi musulmani“: guidata da Youssef al Qaradawi e legata all’universo dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione ha voluto marcare le differenze tra l’Islam e l’ideologia terrorista di ISIS.
A rendere ancor più brutale l’assassinio del pilota la notizia secondo cui prima dell’esecuzione i jihadisti avrebbero lanciato una sorta di sondaggio online per discutere come assassinare il militare giordano: le macabre risposte, arrivate a migliaia, mostrano come l’ISIS goda, comunque, di un certo sostegno tra la popolazione arabo – islamica, almeno quella più oltranzista.