Nel campo della ricerca della fecondazione assistita i ricercatori fanno passi da gigante, e al giorno d’oggi si ha la possibilità di procedere, tramite tecniche particolari, a fecondare la donna in quasi tutte le situazioni, permettendo a quasi tutte le coppie di coltivare il sogno di dare la luce un figlio.
Quella che, però, è nato originariamente come un traguardo medico, si è via via trasformato, in alcuni casi, in un desiderio di alcune persone, di avere dei figli su “misura”. L’allarme era già nell’aria,ma la conferma si è avuta durante il convegno tenutasi a Roma dal titolo “The new era of Pgs application“.
In tale occasione uno dei relatori di spicco (il dottor Richard Scott), ha legittimato una pericolosa situazione. Il professionista che regge un dipartimento di Embriologia riproduttiva della Rutgers University (un famoso ateneo in New Jersey –USA-) ha confessato di aver dovuto negare la sua consulenza professionale, ad alcuni genitori che desideravano una fecondazione assistita, che potesse garantire il soddisfacimento di alcune particolarità fisiche nei nascituri. Il dottor Scott a sua detta, si è rifiutato categoricamente sia per un motivo tecnico (allo stato attuale è, infatti, impossibile l’analisi delle migliaia di geni che garantiscono determinate caratteristiche fisico-mentali) sia per delle motivazioni etiche (visto che la materia non è stata ancora assolutamente regolamentata).
L’allarme lanciato durante il simposio italiano, riapre un argomento che solleva molte problematiche. Molti sono, infatti, a pensare che si potrebbe operare, in laboratorio, una discriminazione di alcuni geni (specialmente quelli ereditari) che potrebbero portare al bambino un rischio minore di sviluppare malattie gravi. Problema totalmente diverso è, invece, lo studio, in vitro, di combinazioni genetiche particolari, combinazioni che possano portare alla nascita di bambini con conformazione fisiche predeterminate (colore dei capelli, altezza, intelligenza e quant’altro) su richiesta specifica dei genitori.
Allo stato attuale la legislazione italiana ed europea è alquanto restrittiva su questo punto, ma nel circuito medico si è al corrente che la scelta dei geni e il loro successivo impianto, tendente al soddisfacimento di determinate caratteristiche somatiche e di predisposizione mentale, è già avvenuta, soprattutto in alcuni paesi asiatici. Scalpore ha, infatti, suscitato la notizia di una coppia asiatica, che tramite una fecondazione assistita mirata, è riuscita ad ottenere una figlia con una netta predisposizione all’ascolto musicale (sono solo tre i geni che determinano il possesso del cosiddetto “orecchio musicale”). Tale procedimento se eticamente inaccettabile, almeno nei paesi occidentali, potrebbe aprire una sorta di turismo genetico verso i Paesi che lo praticano, pregiudicando di fatto, il compito che madre natura svolge da millenni.