Dopo gli accordi che sono stati stretti la scorsa settimana a Minsk, Poroshenko ha richiesto l’invio da parte dell’ONU di forze di pace da dislocare nel Donbass, in modo che possano essere monitorate le varie fasi della tregua concordata. Secondo il presidente ucraino, infatti, in quella zona si assiste al transito di uomini e mezzi che arrivano dalla Russai per sostenere le azioni dei ribelli filorussi.
L’arrivo dei caschi blu è stato però rigettato sia dai ribelli che dalla Russia, in quanto gli accordi siglati a Minsk prevedono la presenza sul terreno solo degli osservatori Osce, e quindi l’arrivo di ispettori ONU rappresenterebbe una violazione degli stessi accordi.
Anche da Bruxelles non sono arrivate notizie confortanti per Poroshenko, in quanto Catherine Ray, una portavoce del servizio diplomatico, ha ricordato che la missione Osce già presente in zona, gode del pieno appoggio della Unione Europea, e che gli accordi siglati non prevedono altre forze di “interposizione”. Da parte dell’Ue ci sarà invece un invio di mezzi blindati e saranno effettuate delle riprese con immagini satellitari, in modo da verificare il rispetto della tregua.
Secondo il Cremlino, la proposta di Poroshenko non è nemmeno stata esaminata nel corso della “conference call” che si è avuta tra Putin, Hollande e la Merkel. Anche l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vitali Ciurkin ha osservato che la presenza di uomini dell’ONU non è prevista dagli accordi di pace e che il fatto di nuove richieste da parte di Poroshenko a soli 7 giorni dalla firma degli accordi, sia preoccupante.
Gli accordi di pace restano comunque abbastanza fragili e nelle ultime ore si sono registrate le uccisioni di 14 soldati ed il ferimento di altri 170. Nel frattempo, la Russia è intervenuta a favore dei ribelli, anche dal punto di vista dell’energia, fornendo metano ai separatisti, dopo che Kiev aveva interrotto le forniture.
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