Dopo i tanti interrogativi, più o meno razionali, suscitati da Curiosity, il rover targato Nasa in esplorazione sul suolo di Marte, il pianeta rosso continua a sollevare nuove domande e misteri.
Questa volta si tratta di giganteschi pennacchi, che formatesi in una decina di ore su una zona molto ampia, si sono innalzati sino a raggiungere quote vicine ai 200 km. Fenomeno registratosi nel mese di Marzo 2012 e la notizia delle osservazioni ha catturato, ben presto, l’attenzione di molti studiosi che si occupano della ricerca scientifica in questo campo, i quali, complice anche le segnalazioni provenienti da astronomi amatori, solo qualche giorno fa a 3 anni dall’evento, hanno confermato la veridicità di questi sbuffi misteriosi.
Tutto nasce da un osservatore dilettante, Wayne Jaeschke, il quale ha usato il suo telescopio da 14 pollici per catturare le immagini che ha poi unito in un video per mostrare la dinamica dei fenomeni. Il 16 Febbraio di quest’anno, un team di ricercatori guidato da Agustín Sánchez-Lavega dell’Università dei Paesi Baschi con sede a Bilbao ha pubblicato un’analisi sulla rivista “Nature” dove vengono esposte due possibili spiegazioni. Sostanzialmente si discute in merito alla possibilità che abbiano una natura analoga alle aurore boreali o che costituiscano il risultato di nubi di particelle di ghiaccio d’acqua e/o di anidride carbonica.
I fenomeni si sono verificati nella località della Terra Cimmeria, situata a sud a 45 gradi di latitudine. Questa zona comprende la striscia dei campi magnetici emanati dalle concentrazioni di ferro dei depositi di minerali di Marte scoperti dal magnetometro Mars Global Surveyor durante alcune manovre a bassa quota eseguite all’inizio della missione del 1998. Sánchez-Lavega afferma che, se questi pennacchi fossero state aurore, avrebbero dovuto essere oltre 1000 volte più luminose di quelle osservate sulla Terra. I ricercatori affermano, inoltre, che un altro problema in questa teoria è l’altitudine. Le aurore presenti in questa località su Marte sono state osservate fino a 130 km, solo metà dell’altezza dei pennacchi. Sulla Terra, le aurore si limitano a circa 100 km di altezza. L’atmosfera di Marte a 200 km è estremamente tenue e la produzione di aurore persistenti e molto luminose ad una tale altitudine è altamente improbabile.
La durata dei pennacchi, undici giorni dal 12 al 23 Marzo e dal 06 al 16 Aprile, inoltre, si rivela un grande problema per l’identificazione del fenomeno: infatti, gli archi aurorali sulla Terra sono in grado di persistere soltanto per alcune ore. Le aurore su Marte, invece, provengono direttamente dal Sole sotto forma di flussi concentrati ad alta energia solare e persistono più a lungo.
La seconda spiegazione valutata dagli astronomi è che questi pennacchi siano costituiti da polvere o cristalli di ghiaccio. Anche in questo caso, l’altitudine è un grande problema per l’identificazione del fenomeno. Le tempeste di polvere su Marte potrebbero sollevarsi solo fino a 60 km, quindi solo un terzo della vera altezza dei pennacchi. Tuttavia, è proprio questa seconda spiegazione, che coinvolge i cristalli di ghiaccio, l’anidride carbonica e l’acqua, a cui i ricercatori hanno dato più credito.
In entrambi i casi, le particelle devono essere concentrate e loro riflettività deve rappresentare la luminosità totale dei pennacchi. Infatti, i cristalli di ghiaccio potrebbero essere trasportati più facilmente a queste altezze e sarebbero anche più riflettenti.