Nuova frontiera della scienza: impiantate le prime mani bioniche comandate dal pensiero
I tre uomini che hanno beneficiato di questa rivoluzionaria tecnica operatoria avevano subito lesioni al plesso brachiale, a seguito di incidenti stradali o sportivi.
La ricostruzione bionica praticata sui pazienti è molto complessa e praticata in più fasi. Inizialmente, tramite l’utilizzo di sensori (elettrodi), si captano i segnali nervosi residui presenti nei nervi del plesso rimasti sani. Anche se troppo deboli per consentire il movimento della mano, questi flebili segnali hanno un’intensità sufficiente per azionare l’arto artificiale una volta collegato all’avambraccio.
Il passo successivo è quello di sottoporre i pazienti a un allenamento mentale della durata di qualche mese, che permetta loro di gestire e comandare i segnali nervosi residui.
A questo punto la mano inutilizzabile viene amputata per permettere il trapianto della protesi bionica. Dopo un periodo post operatorio, i pazienti cominciano a prendere confidenza con la loro “nuova” mano grazie all’allenamento mentale svolto precedentemente.
Grazie a questa tecnica di ricostruzione, i pazienti hanno recuperato in gran parte le funzionalità motorie compromesse, tornando a svolgere le più comuni attività quotidiane, come allacciarsi la camicia, tenere in mano una pallina o versare dell’acqua in un bicchiere.