A chiamare i soccorsi sono stati proprio i genitori della bambina, italiani, ma dei quali non si sa ancora nessuna informazione. Massimo riservo sulla vicenda, per ora le indagini sono state affidate alla polizia.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, la bambina aveva smesso di respirare ed è questo il motivo della chiamata notturna al 118. Una vicenda che sembrerebbe una tragica casualità.
La polizia è intervenuta come sempre quando c’è di mezzo la morte di un minore, ma quello che sembra far crollare le certezze sulla fatalità, è il rapporto stilato dai primi soccorsi dopo l’arrivo nell’abitazione milanese.
La bambina presentava segni evidenti di malnutrizione, piaghe da decubito e un’evidente scarsa igiene personale.
Non siamo nel centro di un rurale e sperduto paese dell’Africa subsahariana, ma nella provincia più industrializzata d’Italia, a Milano, nel quartiere Primaticcio, in via Severoli.
Ciò che lascia basiti soccorritori e forze dell’ordine è proprio la nazionalità italiana della famiglia.
Una famiglia che si preoccupa di chiamare aiuto con angoscia e disperazione, ma non si cura di prestare le minime attenzioni al benessere di una bimba così piccola.
Subito sono partite le indagini su questo fatto che ha del surreale e del tragico allo stesso tempo, dopo che il rapporto del medico legale giunto sul luogo della morte, ha dichiarato segni evidenti di piaghe dovute alla lunga permanenza del corpo nella stessa posizione. Solitamente sono piaghe che si formano sul corpo di anziani costretti a letto per infermità.
Il Sistema Sanitario Nazionale Italiano ha impiegato risorse e corsi di aggiornamento per approcciarne le cause ed evitarne le dolorosissime conseguenze.
Non si spiega quindi come sia potuto accadere una simile patologia proprio su una bambina di soli 9 mesi, nella propria casa, nel tepore famigliare, in quello che dovrebbe essere il suo guscio protettivo dai “cattivi” del mondo esterno.