Jobs act: spazio al salario minimo. Ira dei Sindacati, con Landini che rilancia l’idea referendum
Dopo l’approvazione del “Jobs Act“, arriva il momento dei decreti attuativi, che il Governo deve emanare, disposizioni che nel giro di alcune settimane saranno portati all’esame del Consiglio dei Ministri per la loro approvazione.
Uno degli argomenti che saranno affrontati in seno agli attesi decreti attuativi è sicuramente quello del salario minimo. Il nostro Paese, non tutti sanno, rappresenta uno dei pochi tra quelli dell’Unione Europea a non avere ancora una misura del genere, e la decisione della sua introduzione è già stata definita, anche se resta da definire la cifra, che si ipotizza possa oscillare tra i sei euro e mezzo ed i sette euro per ogni ora di lavoro.
Sostenitori dell’introduzione che evidenziamo come si tratta di una tutela fondamentale per quei lavoratori non sono inseriti in un contratto collettivo. Una misura che, invece, trova aspramente contrario il Sindacato, il quale considera le retribuzioni un aspetto della contrattazione tra datore di lavoro e dipendente, nel quale riveste fondamentale importante proprio il Sindacato, che in questo modo viene ad essere marginalizzato, ed a perdere pertanto parte della sua rilevanza.
Nella giornata di ieri Maurizio Landini, segretario della Fiom, ha rilanciato nuovamente la proposta di effettuare un referendum “abrogativo”, relativamente all’intera legge del Jobs Act.
Tra le Nazioni che appartengono all’Unione Europea, il salario minimo esiste già in 21, e viene applicato con alcune differenze tra loro, soprattutto in termini di importo. Se si guardano i Paesi che più somigliano all’Italia, si scopre come il salario minimo in Spagna sia di 4,48 euro, mentre in Inghilterra si sale a 7,50 euro circa, pari al cambio con 6,31 sterline, per lievitare a 8,5 euro in Germania, misura in vigore dal primo Gennaio di quest’anno.
Il salario minimo più alto è quello di cui dispongono i lavoratori francesi, che è pari a 9,35 euro. La scelta italiana, intorno ai 7 euro orari, è dettata dalla volontà di restare vicino al livello dell’importo che vige per i buoni di lavoro per le “prestazioni occasionali”, che è di 7,5 euro, la stessa cifra che è stata fissata anche nell’ambito del contratto di lavoro dei dipendenti dei call center.