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Figlia di Nemtsov: “Putin è il responsabile politico dell’assassinio di mio padre”

All’intricata vicenda riguardante l’uccisione dell’oppositore numero uno di Vladimir Putin, l’ex vicepremier russo Boris Nemtsov, si aggiunge un nuovo capitolo. A parlare, intervistata dalla BBC, è stata la figlia di Nemtsov, Zhanna, che senza troppi giri di parole ha puntato il dito contro l’inquilino del Cremlino, definendolo il “responsabile politico” dell’assassinio del padre.

Per quanto le zone d’ombra sull’agguato che ha portato alla morte di Nemtsov siano ancora parecchie, la figlia Zhanna sembra non avere dubbi sul responsabile dell’accaduto. Ai microfoni della BBC, la donna ha infatti rimarcato come Nemtsov fosse il più strenuo oppositore del plenipotenziario Putin, nonché il più importante leader dell’opposizione. E proprio analizzando gli effetti che la morte del padre ha causato sull’opposizione, Zhanna ha evidenziato come gli avversari politici di Putin siano tutti “spaventati“, parlando di “opposizione decapitata” dopo l’assassinio del co-fondatore dell’Unione delle Forze di Destra.

Zhanna, ha sottolineato il vuoto lasciato da Nemtsov, arrivando ad ammettere l’assenza di “un’altra figura così potente”, capace di confrontarsi “con perizia ed esperienza” a livello politico.

La trentenne, stimata analista di borsa, e presentatrice in un canale finanziario a Mosca, ha rievocato le accuse fatte pervenire dagli alleati del padre, sostenendo la tesi di un omicidio di natura politica. Alla domanda del giornalista della BBC Gabriel Gatehouse, Zhanna ha dichiarato di non essere stata contattata dagli investigatori russi, e di non essere ancora riuscita a capacitarsi del tragico evento che l’ha colpita.

L’agguato, verificatosi mentre Nemtsov passeggiava con la fidanzata vicino al Cremlino, è ancora privo di un movente, e lo stesso Putin ha pubblicamente annunciato di voler fare chiarezza su quanto avvenuto. Intanto, Zaur Dadayev, uno dei 5 uomini fermati dalle autorità russe sospettati di omicidio, avrebbe smentito le voci che parlavano di una sua confessione, affermando di essere stato costretto ad ammettere l’uccisione “sotto tortura, gettando ulteriori ombre sull’accaduto.

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