Liberata dall’esercito iracheno e dai miliziani sciiti, la città di Tikrit diventa lo scenario di una delle sanguinose azioni messe in atto dai miliziani dell’ISIS.
Stando alle informazioni fornite dai giornalisti presenti sul luogo del ritrovamento, infatti, il numero dei corpi è destinato a salire di ora in ora ed il rischio di un’escalation della violenza è tanto verosimile quanto pericolosamente imprevedibile. Delle fosse comuni fino ad adesso scoperte, otto si trovano all’interno dell’ex edificio presidenziale di Saddam Hussein e due, invece, sono state rinvenute poco fuori dalla città di Tikrit.
Riguardo a tale ritrovamento, il primo ministro iracheno Haider al Abadi ha dichiarato che da parte dell’Iraq non vi sarà alcuna azione di natura bellicosa ma che, al contrario, prima di prendere ogni tipo di decisione è necessario accertare l’identità dei cadaveri ritrovati. A tal proposito, infatti, campioni di tessuti di tali cadaveri sono già stati inviati a Baghdad per effettuare l’esame del DNA e stabilire, dunque, con certezza che essi appartengano ai soldati uccisi dall’ISIS.
Nonostante la decisione presa dal governo iracheno, a sostenere la tesi secondo la quale i corpi apparterrebbero ai soldati brutalmente assassinati a Camp Speicher vi è la testimonianza di un sopravvissuto al massacro che, fingendosi morto ed essendo riuscito a sfuggire alla furia sanguinaria dell’ISIS, ha raccontato di aver fatto parte del gruppo di soldati che è stato condotto con la forza presso il palazzo presidenziale. Proprio presso il palazzo presidenziale, dalle parole del militare si apprende che i soldati siano stati divisi in piccoli gruppi e, in seguito, siano stati uccisi e sepolti in fosse comuni. Dubbia è, infine, la modalità con cui i miliziani dell’ISIS abbiano potuto catturare i soldati dell’esercito iracheno e siano riusciti a condurli nel palazzo presidenziale per il massacro.
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