La morte di Günter Grass, avvenuta negli scorsi giorni all’età di 87 anni, è stata annunciata attraverso un messaggio rilasciato su Twitter.
Con la sua scomparsa sembra essere giunto al termine un periodo della letteratura tedesca caratterizzato da uno stretto rapporto tra autori e impegno politico. Non era stata l’avanzare dell’età a fermare Grass, che ha sempre parlato senza avere alcun timore di provocare le persone che si è venuto a trovare davanti nel corso della sua lunga vita. I suoi interventi, infatti, si sono sempre caratterizzati per la presenza di un bersaglio polemico, oltre che per il fatto di apparire, in molti casi, politicamente scorretti. Tra i suoi argomenti di discussione possono essere sottolineati, ad esempio, la crisi della “socialdemocrazia” tedesca, il mondo israeliano e i critici letterari di tutto il Mondo. Ma, da persona intelligente, non aveva risparmiato critiche anche se stesso; quest’ultimo punto, ad esempio, era emerso nell’autobiografia, dal titolo “Sbucciando la cipolla“, scritta e pubblicata nel 2006.
Nel libro,ad esempio, veniva messo in luce il suo ingombrante passato all’interno delle “SS”. Nato nel 1927 a Danzica, Grass era una persona dotata di un grande senso etico. Aveva caratterizzato il noto “Gruppe 47“, che ospitava al suo interno numerosi intellettuali che non disdegnavano critiche alla cosiddetta “società del benessere”.
Uno dei suoi romanzi più conosciuti è datato 1959; si tratta de “Il tamburo di latta“, opera che regalò all’autore una fama a livello internazionale. Anni più tardi fu portato sul grande schermo con reverenza da Volker Schlöndorff. Nel romanzo emergeva in maniera chiara e decisa quella che rappresentò successivamente una presenza costante nei suoi lavori, ossia una “figura simbolica”, dalla quale prendere spunto per narrare vicende e per esprimere riflessioni.
Oltre alla letteratura, Grass amava molto le arti visive, come la scultura e il disegno, che avevano rappresentato la sua prima passione e che non abbandonò in nessun periodo della sua vita.
L’autore ha anche pubblicato una trilogia dedicata alla sua città natale, Danzica, completata dal romanzo “Gatto e topo” e “Anni di cane“. Altri lavori apprezzati dai critici e capaci di attirare numerosissimi lettori in tutto il mondo sono “Il rombo“, scritto nel 1977 e “La ratta”, datato 1986. Ma a commuovere e a far riflettere è stato anche “Il richiamo dell’ululone“, del 1992, che aveva come argomento le follie e, soprattutto, gli atti atroci compiuti dagli uomini, osservati dalla prospettiva degli animali.
Del 1995, invece, è uscito uno dei suoi libri più controversi, ossia “È una lunga storia“, attraverso il quale l’autore ha provato a rappresentare in modo critico l’avvenuta riunificazione tra le Due Germanie.
Grass non può essere ricordato solo attraverso i romanzi, in quanto anche i racconti gli hanno permesso di esprimere, in alcuni casi in modo ancora più chiaro, la propria filosofia. Tra di essi è possibile nominare “Incontro di Telgte“, scritto nel 1979. Allo stesso modo non può essere dimenticata la sua produzione di poesie; la loro scrittura è stata limitata agli anni ’50, ma ha portato ad opere che si caratterizzavano per la presenza di elementi grotteschi, ma mai banali. Divenuto sempre più celebre a livello internazionale, è stato scelto come ambasciatore critico della Germania. Successivamente, nel 1999, ha ottenuto il meritato riconoscimento alla sua straordinaria carriera, ricevendo il Premio Nobel.
Essendo un autore che ha sempre cercato di reinventarsi non è stato esente da critiche, come quelle che hanno riguardato il libro “Passo del gambero“. Critiche non sono mancate anche alla sua celebre autobiografia, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte che, per molti lettori, è apparsa eccessivamente autocelebrativa.