Potrebbero essere state 900 le persone a bordo del peschereccio naufragato nel canale di Sicilia. Lo afferma uno dei superstiti, un migrante proveniente dal Bangladesh. Le ricerche nella zona del naufragio continuano senza sosta, ma le speranze di trovare dei sopravvissuti sono veramente ridotte al minimo, e si tenta anche di recuperare le salme.
Quel che è certo al momento sono i 24 morti accertati, le cui salme dovrebbero arrivare in mattinata nel porto di Malta, trasportate dalla nave Gregoretti, a bordo della quale si trovano anche i sopravvissuti, ventotto, che saranno invece condotti in Sicilia.
Secondo le indicazioni del migrante, a bordo, tra le 900 persone, c’erano anche circa 50 bambini. I migranti sono caduti in mare al momento del rovesciamento del peschereccio, dovuto ad uno spostamento improvviso di molte persone, che avevano visto arrivare un mercantile che li avrebbe soccorsi. Secondo le indicazioni del migrante, molte delle 900 persone si trovavano anche all’interno della stiva, accalcate in spazi ridottissimi.
Carlotta Sami, portavoce dell’organizzazione Unhcr, ha detto che nel corso della giornata di oggi, si dovrebbero avere notizie più certe riguardo al numero dei migranti che si trovavano sopra al peschereccio. Le unità navali impegnate al momento nell’operazione di ricerca sono 17, ma con il passare delle ore si stanno attenuando sempre di più le speranze di poter ritrovare qualcuno in vita.
Il numero è stato confermato da un portavoce della Guardia Costiera che ha anche messo in risalto il grande contributo che viene dato in queste ore da parte di alcune navi mercantili. Mentre andava in scena questa nuova tragedia e tutta l’opinione pubblica italiana continua ad interrogarsi circa il problema dei migranti che arrivano a migliaia sulle nostre coste, con una cifra spaventosa di morti, circa 1700 dall’inizio di quest’anno, la polizia agisce contro le organizzazioni criminali che speculano su questo traffico.
Nella giornata di ieri c’è stato infatti un colpo definitivo contro una banda che operava avendo la propria base proprio in un centro di accoglienza siciliano, il “Cara” di Mineo. L’organizzazione che organizzava l’emigrazione clandestina e lo sfruttamento dei migranti, era una banda “transnazionale”, nella quale erano impegnati, a vario titolo, persone di nazionalità ghanese, eritrea, ivoriana, guineiana ed etiope. Le indagini della polizia erano iniziate dopo il naufragio che avvenne il 3 ottobre di due anni fa vicino all’isola di Lampedusa, naufragio nel corso del quale ci furono 366 vittime.
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