Indonesia: giustiziati gli 8 condannati per droga, l’Australia ritira il proprio ambasciatore
Nonostante nelle ultime settimane siano arrivati gli appelli degli Stati coinvolti, il governo indonesiano ha proseguito per la sua strada, portando a termine le fucilazioni decise nei confronti di 9 persone, 8 delle quali straniere. Tutti sono stati accusati di reati collegati alla droga, in particolare per contrabbando di sostanze illecite.
I colpevoli sono già stati giustiziati, dopo essere stati prelevati dalla prigione nella quale erano rinchiusi. Una decima persona (di nazionalità francese), spera ancora in un miracolo dell’ultimo minuto per veder salva la vita. Le esecuzioni sono state eseguite sull’isola di Nusalambanga, nota anche come “isola-prigione”.
In questo caso, la pressione esercitata dalla comunità internazionale non ha portato a nessun risultato. Un triste corteo formato da 9 bare bianche è arrivato sull’isola, all’interno della quale erano già presenti i familiari dei detenuti. Questi ultimi sono stati arrestati per traffico di droga in un arco di tempo lungo 10 anni.
L’Indonesia, per tale tipo di reati, prevede proprio la pena di morte. Molti i giornalisti presenti sull’isola, che hanno potuto seguire i disperati appelli dei familiari delle vittime, rivelatisi inutili.
I due cittadini australiani condannati (che già da una decina d’anni erano chiusi in carcere) avevano potuto contare su una campagna condotta dallo stesso governo del loro Paese, che aveva visto l’appoggio anche da parte di molte celebrità e l’intervento del ministro degli Esteri. Proprio Julie Bishop aveva provato a chiedere qualche giorno fa una sospensione, vista l’inchiesta di corruzione che aveva coinvolto i Giudici del processo. La risposta negativa del presidente Joko Widodo aveva posto fine ad ogni speranza. Anche il governo di Manila ha provato fino all’ultimo a difendere la cittadina filippina; i suoi appelli, però, sono finiti nel vuoto.
L’Australia, dopo l’esecuzione, ha deciso di richiamare il suo ambasciatore situato in Indonesia, ufficialmente, “per consultazioni”. Tony Abbott ha voluto sottolineare come le esecuzioni siano state semplicemente “crudeli e inutili“, dichiarando come queste ultime abbiano fatto entrare le relazioni tra Australia ed Indonesia in un “momento buio“. Il ritiro dell’ambasciatore rappresenta una misura estrema, alla quale l’Australia non aveva mai fatto ricorso in precedenza, in tanti anni di rapporti intercorsi con l’Indonesia.
Ora rimane solo il francese Sege Atlaoui a sperare nel ricorso presentato al tribunale di Giacarta. Probabilmente è stato l’intervento effettuato da Francois Hollande ad aver fermato l’esecuzione, minacciando delle ritorsioni diplomatiche. Occorreranno, però, altri 15 giorni per poter conoscere la sentenza in merito al ricorso. Il “portavoce della procura generale indonesiana” ha voluto indicare, però, che nel caso in cui il ricorso non venga accolto, passerà poco tempo prima della fucilazione.