Nel paese della Terra dei Fuochi anche lo smaltimento dei rifiuti sanitari radioattivi è un enigma

Il luogo dove finiscono i rifiuti sanitari radioattivi dovrebbe essere, a rigor di logica, ben precisato, ben presidiato ed efficente.

Purtroppo in Italia esistono dei seri problemi logistici, legati principalmente alla mancanza di controlli. Come viene spiegato da Silvia Bucci che si occupa della materia in questione, smaltire i rifiuti sanitari radioattivi, ha un costo molto elevato, che può raggiungere anche le mille volte quello di rifiuti comuni.
Tuttavia questa smaltimento è necessario, in quanto questi rifiuti sono molto pericolosi, data la loro radioattività, e devono essere opportunamente stoccati e gestiti, per evitare problemi ambientali e di salute pubblica. I controlli sono di competenza sia dell’ASL, sia dell’“Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale“, che tuttavia dispone di risorse abbastanza scarse che difficilmente possono portare alla completa sorveglianza di questo aspetto. Risulta molto facilecomprendere che i rifiuti ospedalieri, derivanti da processi particolari come radioterapie o Pet, oggi prendano strade non sempre chiare e non rispettino sempre tutti i procedimenti previsti per legge.

La “Società Gestione Impianti Nucleari” sostiene, oggi, che non esista nel nostro Paese un sito generale nel quale stoccare questo tipo di rifiuti. Una soluzione di questo tipo, però, potrebbe, sempre secondo la Sogin, realizzare un servizio pubblico di grandissima utilità. Infatti in un deposito nazionale sarebbe molto semplice depositare tutti i rifiuti radioattivi, non solamente quelli derivanti da operazioni ospedaliere, e questo porterebbe ad una più sana gestione del problema, con un occhio di riguardo alla salute pubblica ed all’inquinamento. Inoltre un maggiore afflusso di rifiuti, provenienti anche da gestioni industriali, porterebbe l’impianto ad essere economicamente autonomo e di più facile gestione, grazie al volume operativo che potrebbe raggiungere.