Oggi in Irlanda 3, 2 milioni di cittadini saranno chiamati a votare un referendum riguardo alla possibilità o meno di celebrare nozze gay, e quindi riconoscere un matrimonio che unisca ufficialmente persone dello stesso sesso.
L’Irlanda è solo l’ultimo di molti paesi europei che avanzano proposte o creano leggi ad hoc, anche se rappresenta una delle prime realtà in assoluto ( nel Dicembre del 2013 il 65% dei votanti in Croazia, una delle poche Nazioni in cui si è deciso di interpellare i cittadini al riguardo, si espresse contro questa possibilità, ndr) in cui il tema viene affrontato tramite consulta popolare e non attraverso esclusiva e diretta attività parlamentare.
Tuttavia esiste una differenza concreta, soprattutto dal punto di vista formale, tra paesi che ammettono e quindi riconoscono ufficialmente matrimoni gay come ad esempio Inghilterra e la Spagna e altri invece, come ad esempio la Germania, che riconosce ufficilamente le unioni civili. Unioni quest’ultime che hanno anche come diretta conseguenza il riconoscimento implicito di unioni civili tra persone dello stesso sesso.
Il fatto che il referendum consultivo avvenga in un paese come l’Irlanda, una Nazione in cui sino al 1993 l’omosessualità era punita come crimine e in cui si è aperto al divorzio solo 20 anni fa e dove circa l 85% della popolazione si dichiara almeno a livello nominale cattolica, sta ad indicare due fattori principali. Il primo che in tutti i paesi cattolici europei vi è un avanzamento in termini di apertura mentale e di tolleranza verso questa ipotesi e secondo fattore da evidenziare è l’indebolimento dell’influenza e della presa del clero cattolico sulla popolazione, anche se esso resiste in molte delle zone più rurali dei vari paesi. Questo indebolimento è dovuto anche, e soprattutto, agli ultimi 20 anni di scandali sia sessuali che di corruzione che hanno avuto molte volte tra i propri protagonisti rappresentati e prelati del clero cattolico, scandali per’altro che nella stragrande maggioranza sono rimasti impuniti.