Il giro d’Italia 2015 è arrivato alla sua conclusione dopo 21 tappe, alcune delle quali durissime. Il traguardo di Milano ha incoronato lo spagnolo Alberto Contador, che ha cosi alzato nello splendido scenario della città meneghina il cosiddetto “trofeo senza fine”, riservato alla maglia rosa.
La tappa che ha portato la carovana di corridori da Torino a Milano non ha fornito grosse emozioni, soprattutto perche il vantaggio di Contador era “importante”, e questo ha reso i 178 km dell’ultima tappa quasi una formalità. Come spesso accade i corridori nell’ultima frazione hanno offerto uno spettacolo degno “dell’ultimo giorno di scuola”, la vittoria di tappa è andata al belga Keisse, mentre il gruppo compatto ha scortato all’arrivo, un felice ed emozionato Contador interamente (bici compresa) in “rosa”. L’attuale capitano della Tinkoff-Saxo non è nuovo a questa impresa avendo vinto il giro altre due volte (una volta però, nel 2011, la vittoria non è stata confermata per una controversa vicenda di doping). In questa edizione “El pistolero” ha dominato la corsa, fornendo la sensazione di avere la vittoria finale sempre in pugno. Lo Spagnolo ha sofferto solamente in due occasioni, all’inizio della corsa quando reduce di una rovinosa caduta era quasi arrivato all’abbandono per problemi fisici, e nella penultima tappa, quando è stato soggetto di una “mini crisi” sulla cima Coppi, in una delle tappe più dure dell’intera corsa.
La sua vittoria è ancora più rilevante in virtù dell’inadeguatezza della sua squadra, sconfitta in ogni tappa dall’organizzazione del team Astana, squadra nella quale militava l’unico corridore che ha provato a mettere in difficoltà lo spagnolo: l’italiano Fabio Aru. La corsa rosa di quest’anno si è alimentata di questo dualismo, con i due corridori che si sono attaccati spesso, cercando di mettersi reciprocamente in difficoltà, il tutto, però, sempre con la lealtà che il ciclismo possiede.
Alla fine, però, l’esperienza di Contador ha avuto la meglio sulla vivacità giovanile di Aru, che anche aggiudicandosi due tappe (quella sul Cervino e quella del Sestriere) si è dovuto inchinare alla forza del forte corridore basco.
Molto interessante, soprattutto in chiave futura, il giro effettuato dal giovane campione italiano. Aru aveva dalla sua l’ottima organizzazione della sua squadra, e pur presentandosi al giro in una forma fisica non perfetta (per colpa di una dissenteria, che gli aveva fatto perdere 5 kg nella settimana precedente all’avvio della competizione), ha dimostrato una forma fisica fuori dal comune. Il capitano dell’Astana ha avuto momenti di crisi importanti, soprattutto sulla difficilissima salita che portava al Mortirolo, ma ha reagito con una forza mentale difficile da riscontrare alla sua età, ed è giunto meritatamente secondo, limitando lo svantaggio in classifica generale, a meno di due minuti dal vincitore.
Il giro di Aru è stato inoltre impreziosito dalla vittoria della prestigiosa maglia bianca (riservata al miglior giovane in gara), vittoria conquistata con ampio margine sul secondo (l’italiano Formolo è arrivato a quasi due ore di distanza). Alla fine probabilmente i valori in gara sono stati rispettati, Contador era troppo forte per mettere in discussione la vittoria, ma il Sardo ha dimostrato di essere all’altezza di colui che era, e probabilmente ancora è il suo idolo sportivo, e soprattutto ha confermato di come in un futuro prossimo possa essere lui a salire sul gradino più alto.
I ricordi del giro 2015 saranno per molti appassionati questi: Contador che riesce a conquistare la “rosa” senza mai vincere una tappa, e Aru che pur vincendo le due tappe più dure, arriva secondo in classifica generale. Il ciclismo dei grandi giri è anche questo, ed è anche per questo che le corse a tappe sono avvincenti, dalla prima all’ultima frazione, cosa che avvenuta anche per questo magnifico giro d’Italia 2015.
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