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Uber ko: respinto il ricorso e blocco del servizio definitivo. Limitazioni anche a UberBlack

In diversi Paesi del mondo Uber ha sollevato polemiche, soprattutto tra i tassisti, che ritengono il lavoro svolto dagli autisti che operano per la società un’attività illegale e non regolamentata. Le numerose proteste, a volte anche violente, non hanno risparmiato neppure il nostro Paese. A fine Maggio 2015 era arrivata, da parte del Tribunale di Milano, la decisione di sospendere, ma solo temporaneamente, il servizio noto come “UberPop“. Tale sentenza aveva portato ad un’immediata attenzione da parte della stampa, oltre a vedere la nascita di due schieramenti, uno a favore e uno contro il provvedimento adottato.

Come indicato dal giudice, la sospensione è iniziata quindici giorni dopo la sentenza (esattamente il 10 di Giugno). Ovviamente, la reazione da parte della stessa azienda californiana non si era fatta attendere, con i legali pronti a preparare la documentazione necessaria per un ricorso. Quest’ultimo, però, è stato respinto e, di conseguenza, il blocco del servizio è diventato definitivo.
Oltre alla società, fermo restando le legittime contrarie rivendicazioni di chi lo faceva da una vita, a rimetterci saranno anche coloro che avevano iniziato a svolgere il servizio come autisti (non professionisti). In base a quanto indicato dal tribunale di Milano, le motivazioni portate avanti dagli avvocati non sono state ritenute valide.
Il servizio, secondo gli stessi Giudici, presenterebbe 3 falle ritenute fondamentali per chiederne la sospensione definitiva: provoca aumento del traffico, non riesce a garantire la sicurezza e approfitta della fiducia soprattutto dei più giovani.
Il traffico aumenterebbe, ad esempio, perché, chi fa ricorso ad Uberpop, in sua assenza utilizzerebbe i mezzi pubblici. Inoltre, è stato molto criticato il “sistema dei prezzi“. Mancherebbero, infatti, delle regole trasparenti e predeterminate. Il collegio giudicante ha voluto anche sottolineare come sia sorprendente che diverse Associazioni di consumatori abbiano voluto difendere Uber proprio ritenendo il servizio in grado di ridurre l’inquinamento all’interno delle aree urbane.

Oltre ad Uberpop, notizie negative per la società statunitense arrivano anche dalle decisioni su UberBlack, ossia il servizio che vede la vettura guidata da un conducente professionista. In questo caso, è stato un altro tribunale milanese ad intervenire, indicando come tale servizio sia abusivo e agisca in “concorrenza sleale”. Ad essere criticata, in questo caso, è la scelta del punto di partenza delle vetture stesse.
I Giudici hanno stabilito che questo luogo dovrebbe essere rappresentato da un garage e non una strada pubblica. Tale sentenza è giunta a due anni di distanza dalla segnalazione di un caso da parte della polizia locale della città lombarda, che aveva monitorato l’attività di un autista di UberBlack. I giudici, in pratica, hanno evidenziato come il sistema che vede il noleggio di un conducente non può essere portato avanti in città che vedono già in essere un servizio di taxi. Questo quando le modalità utilizzate sono quelle introdotte da Uber, che finiscono per assimilare tale servizio ad un vero e proprio radio-taxi.
In un solo giorno, pertanto, sono arrivate due vere e proprie stangate per Uber, che potrebbero avere ripercussioni importanti sul futuro della società nel nostro Paese, oltre a costituire un precedente importante che potrebbe indurre anche altri Stati a valutare attentamente l’adozione di tale servizio.
Nel frattempo, Uber sta già valutando con la massima attenzione come fare per non incorrere in problematiche simili anche in futuro, cercando soluzioni che possano tutelarla maggiormente. Ce la farà?

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