In Ungheria Vettel non aveva mai vinto, mentre la Ferrari non saliva sul gradino più alto del podio dalla gara in Malesia: il fatto che la “prima” del Tedesco a Budapest e il ritorno della Rossa sul gradino più alto siano eventi concretizzatisi nella prima gara successiva alla morte del povero Jules Bianchi rende l’affermazione di ieri ancora più speciale, vergando una di quelle pagine di sport mirabilmente sospese tra il miracolo e la leggenda.
Va subito detto che la vittoria, che Vettel ha dedicato subito allo sfortunato pilota (commovente quanto detto da Sebastian subito dopo aver tagliato il traguardo, quando via radio ha urlato che la vittoria appena ottenuta era per Jules), è stata netta quanto meritata se si pensa che il pilota tedesco ha mantenuto la prima posizione dall’inizio alla fine, dimostrando come sempre la solita grandissima concentrazione nei momenti topici della gara.
Unico neo in una giornata memorabile per la la Rossa il ritiro di Raikkonen, che quando era saldamente secondo si è visto costretto, dopo una gara non meno entusiasmante del compagno, all’abbandono per un problema tecnico: è così sfumata la doppietta, che a Maranello manca ormai da cinque anni. Tuttavia quanto visto oggi fa senza dubbio ben sperare per la seconda parte della stagione.
Ovviamente parlare di “rincorsa mondiale” sarebbe assurdo, visto che la prima guida Ferrari rimane terza in classifica ad un abisso da Hamilton (ancora primo con 202 punti nella classifica mondiale, nonostante il sesto posto) e da Rosberg (secondo con 181 punti e che ha sprecato una grande occasione per accorciare sull’odiato compagno di squadra, terminando ottavo quando a pochi giri dalla fine era secondo). Ma se i 160 punti dell’ex campione del mondo Red Bull non consentono al momento di pensare ad una possibilità di tornare in corsa per il titolo, tuttavia la sua vittoria numero 41 (le stesse di un signore rispondente al nome di Ayrton Senna) fa in modo che il Cavallino possa guardare con fiducia a questa seconda parte di stagione, dove l’obiettivo è conquistare almeno un’altra vittoria e continuare ad andare a podio, per poi provare a competere realmente per il titolo a partire dalla prossima stagione.
E gli altri? Le Mercedes sono incappate nella classica giornata no, dove tutto quello che può andare male è andato, appunto, male. Sia Hamilton che Rosberg dopo essersi visti sfilare da entrambe le Ferrari alla partenza ci hanno capito poco o nulla: l’Inglese ha commesso una sequela di errori e il Tedesco, nonostante una buona dose di malasorte in occasione del contatto con Ricciardo quando era secondo, ha nuovamente mostrato come in condizioni di tensione commetta errori, anche a livello di scelte strategiche. Chi ride è la Red Bull, che ha portato entrambi i piloti sul podio, mentre Verstappen jr. ha colto un insperato quarto posto, così come lo è stato l’ottimo quinto di Alonso: per l’Asturiano altri punti iridati con la McLaren, dopo un inizio disastroso.
La gara è iniziata subito con il botto: le due Ferrari hanno, infatti, fconfezionato una partenza fantastica e si sono ritrovate davanti alle due Mercedes. Hamilton non è riuscito a rimanere freddo e dopo una pessima partenza è finito fuori pista, per un’uscita tutta farina del suo sacco, nonostante il campione del mondo in carica, via radio, avesse denunciato un fantomatico contatto subito da parte di Rosberg: l’Inglese è stato costretto quindi ad una gara tutta d’attacco, dove alla fine solo la foratura del compagno di squadra ha fatto in modo che la giornata no in cui è incappato avesse conseguenze disastrose per la classifica.
Le Ferrari hanno fatto il vuoto e tutto lasciava presagire una doppietta senza patemi: ed invece l’incidente occorso ad Hulkenberg ha rimescolato tutte le carte, visto che l’entrata in pista della saftey car ha azzerato il vantaggio che i due Ferraristi si erano abilmente costruiti. Una volta uscita la saftey car ci si è resi subito conto di come qualcosa sulla macchina di Kimi non andasse, perchè Rosberg lo ha passato con irrisoria facilità: poco dopo tutto è stato chiaro. Raikkonen si è dovuto infatti ritirare per un problema al motore, che ne ha compromesso la gara.
Gli ultimi giri sono stati palpitanti, con Rosberg alla caccia di Vettel e con Ricciardo subito dietro. Qui si è vista la poca lungimiranza del Tedesco, che invece di far passare l’Australiano della Red Bull e accontentarsi di un terzo posto che gli avrebbe comunque fatto guadagnare punti su Hamilton, ha cercato di resistere all’attacco e si è ritrovato così con la gomma forata. Risultato? Un giro intero su tre ruote e ottavo posto finale, con Hamilton che si è ritrovato addirittura ad aver guadagnato del terreno in classifica.
Alla fine Vettel ha meritatamente vinto e ora appuntamento a Spa, ad Agosto, con una Ferrari che andrà in Belgio, però, con ben altra tranquillità e convinzione.