Svolta nel caso dei due marò: alcuni documenti presentati proprio dall’accusa scagionerebbero Girone e Latorre
LE RIVELAZIONI DEL ‘QUOTIDIANO NAZIONALE’ – Potrebbe essere a una svolta la controversia internazionale tra Italia e India in relazione al caso dei due marò. Stando ad alcune indiscrezioni pubblicate dal ‘Quotidiano Nazionale’, il processo che vede imputati Salvatore Girone e Massimiliano Latorre si sarebbe arricchito di nuovi elementi: se queste indiscrezioni trovassero conferma, potrebbe anche cadere il castello accusatorio contro i fucilieri della Marina, ritenuti responsabili della morte di due pescatori indiani il 15 febbraio del 2002 al largo delle acque della regione del Kerala. Alcuni documenti, depositati a suo tempo proprio dall’India presso il Tribunale del Mare di Amburgo, rischiano di tramutarsi in un clamoroso boomerang per l’accusa. Infatti, tra queste carte c’è anche una relazione sull’autopsia delle vittime: dalla sua lettura è emerso che i proiettili che hanno ucciso i due uomini sarebbero partiti da fucili che non sono in dotazione ai fucilieri italiani della Marina.
I DUBBI CIRCA I PROIETTILI E IL GPS DI BORDO – Nel referto autoptico, infatti, si parla di una ‘ogiva, estratta da uno dei cadaveri, della circonferenza di 20 millimetri alla base’: insomma, un tipo di proiettile diverso dal calibro ‘5,5 Nato’ che, invece, era utilizzato nei mitragliatori Beretta in dotazione ai marò. Inoltre, sempre nell’articolo pubblicato sul ‘Quotidiano Nazionale’, si legge che ci sarebbero novità a proposito delle testimonianze dei sopravvissuti alla sparatoria di quella notte: le dichiarazioni rilasciate dal comandante del peschereccio, Freddy Bosco, e da un suo marinaio sono di nuovo al vaglio degli esperti, dal momento che vengono ritenute incongrue con la dinamica della sparatoria stessa. Anche il loro collega, Michael Adimai, ha parlato di ‘spari senza preavviso’ e di ‘provocazioni da parte dei marò’. Infine, un altro aspetto poco chiaro che il quotidiano porta alla luce è quello riguardante il GPS di bordo del peschereccio: il comandante Bosco, una volta rientrato in porto, non l’avrebbe consegnato immediatamente alla polizia e questo fa sorgere il dubbio che possa avere avuto il tempo di manometterne i dati.