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Papa Francesco e la Chiesa che deve pagare l’Imu

Chi ha il desiderio di fare affari in Vaticano, deve sostenere le stesse spese di chi lo fa nel resto dell’Italia e nel mondo non ecclesiastico. Questo, in estrema sintesi, il pensiero del Pontefice, espresso nel corso di un’intervista all’emittente radiofonica portoghese Rádio Renascença, alla vigilia di un Giubileo che promette di richiamare milioni di visitatori e turisti.

Solo nella città di Roma, la Chiesa, come ha evidenziato un recente articolo de ” Il Messaggero”  avrebbe “evaso” oltre 19 milioni di euro per l’Imu e  le altre varie imposte da pagare. Le strutture ricettive gestite da enti religiosi gravano  sulle spese del nostro Paese e non trasmettono un’immagine edificante della Chiesa e tutto ciò al Pontefice non va giù.
Ad esempio, a due passi dalla Basilica di San Pietro si può trovare una struttura perfetta, con una vasta stanza riservata alle conferenze, piscina e cuochi a cinque stelle per pietanze da urlo. Il business si sta facendo sempre più remunerativo in vista del Giubileo, con camere affittate anche a 100-200 euro a notte, in assoluta linea con i costi del mercato
I motori di ricerca di questo campo pullulano di tali offerte, con vere e proprie sedi religiose trasformate in autentici hotel, senza contare di come esistano, inoltre, siti dedicati quali Booking Monestary, dove è possibile individuare sistemazioni che, ben lontane dal rappresentare semplici sistemazioni per i pellegrini, promettono ogni confort, reclamizzano una cucina su misura del cliente, dietro un tariffario di 164 a notte e poi, come avviene per la struttura in questione,  hanno aperto un un contenzioso con il Comune di Roma, per mancati pagamenti arretrati di Ici e Imu, per 320 mila euro. Uno dei tanti, del resto.

Sono oltre trecento gli edifici gestiti da associazioni di chiesa che approfittano del mancato pagamento delle imposte dovute. Oltre all’Imu, non vengono pagate neanche la Tasi e le tasse sui rifiuti. Due pesi e due misure, in pratica, che non solo costituiscono un danno erariale, ma anche  e soprattutto che rappresentano un vantaggio improprio, in termini di concorrenza, nei confronti di  strutture concorrenti che invece  le tasse (anche quelle locali) sono tenute a pagarle integralmente.

Il presidente di Radicali Italiani Riccardo Magi ha pubblicato un dossier, dal quale emerge come il 62% delle strutture ricettive ecclesiastiche non versa regolarmente l’Imu, mentre oltre il 40% non paga Tasi e rifiuti.
Fino ad alcuni anni fa, gli edifici appartenenti alla Chiesa erano totalmente esentati da ogni sorta di pagamento di tasse. Le cose sono cambiate con il governo Monti, che ha escluso tale misura per gli edifici utilizzati a fini commerciali o economici.E così il Campidoglio ha richiesto gli arretrati a ben 233 strutture, per un totale che oltrepassa i 19 milioni. Soldi che in tempo di crisi farebbero estremamente comodo.

E su questa situazione, su questo nervo scoperto che il Santo Padre è intervenuto, e lo ha fatto senza alcun tipo di  indugio o  di spazio alle interpretazioni:

 “Se il convento non fa il convento, ma riceve gente, guadagnandoci denaro, allora è giusto che paghi le imposte. In caso contrario, il business non è pulito”.

 

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