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Siria: Putin invita Obama a collaborare contro l’Isis, in caso contrario agirà da solo

S’intensificano i venti di guerra nel Medio Oriente, e caso mai ce ne fosse bisogno essi contribuiscono a fare della regione il luogo politico, (e adesso militare) più caldo di tutto il pianeta.

Il presidente russo Wladimir Putin, ha dato la sua autorizzazione per il riposizionamento in Siria, soprattutto nella regione nativa di Assad, d’ingenti forze militari, allo scopo di procedere autonomamente a bombardamenti mirati sulle forze del Califfato islamico. Lo scopo del Premier appare chiaro a molti analisti, quello che di fatto è il nuovo zar della grande madre Russia, si vuole riappropriare di un ruolo importante nell’area, e soprattutto non vuole sottostare ai diktat del suo avversario storico: il presidente americano Barak Obama.

La situazione che contribuisce, a fare salire la tensione tra le due superpotenze appare cristallina, Putin è alla ricerca di spazio nella regione, ma deve scontrarsi con una visione politica totalmente diversa imposta dagli americani ai suoi alleati.
Il portavoce del Cremlino, dietro le dichiarazioni di facciata è stato molto chiaro. I Russi propongono un’azione congiunta con le forze americane, ma in caso di rifiuto da parte del Presidente a stelle e strisce, sono pronti ad andare avanti da soli, e portare a termine dei bombardamenti preventivi contro le forze del califfato islamico.
È intendimento dei consulenti della difesa russi di sottoporre ai colleghi americani un piano particolareggiato d’intervento, piano che dovrebbe avere il placet dei due “comandanti in capo” durante un incontro a New York, prima di essere attuato.

Da parte americana il Segretario di stato Kerry ha dichiarato di attendere gli eventi, l’intendimento americano è quello di aiutare la Siria a contrastare l’avanzata dell’esercito islamico, intendimento che a parole appare identico a quello dei Russi (partner storici dei siriani), gli unici problemi riguardano il percorso con cui questo obiettivo dovrebbe essere perseguito.
Una prima vittoria Putin l’ha già raggiunta. Fino a pochi giorni fa la condizione americana, per intervenire militarmente e aiutare il popolo siriano era la partenza immediata di Assad, adesso questa partenza non appare così più indispensabile, almeno a sentire alcune fonti molto vicina alla difesa USA.

Da valutare però la prova di forza di Putin, egli ha già schierato nella regione di Latakia un ingente dispiegamento militare (l’agenzia Blomberg ha parlato di 25 caccia-bombardieri e 9 elicotteri d’attacco), i Russi sono pronti ad attaccare, gli Americani anche. La speranza degli analisti di tutto il mondo è che questi attacchi siano congiunti, (la cosa potrebbe essere più unica che rara, e va inoltre superato ancora lo scoglio di chi debba comandare un eventuale coalizione) e che possano mettere un freno alla violenza dilagante, che da qualche anno la fa da padrona nella regione.
Quel che è certo è che, ad oggi, la partita a scacchi nella regione la stia vincendo ( e nettamente) il Premier russo che, per tempismo d’intervento, risultati e propositività, sembra aver messo in serio imbarazzo un’amministrazione americana sempre più indecisa sul da farsi.

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