Isis: Italia in guerra contro il Califfato, ma il Ministero della Difesa parla solo di “ipotesi”
UN RUOLO ATTIVO PER L’ITALIA IN IRAQ – Dopo la netta presa di posizione della Francia di François Hollande, favorevole a un intervento in Siria per contenere l’avanzata del Califfato, e l’attivismo della Russia, già protagonista di alcuni raid aerei, pare che ora anche l’Italia scenderà in campo nella lotta all’Isis (lo Stato Islamico presente in Iraq e Siria). Stando infatti a quanto rivelato dal ‘Corriere della Sera’, anche il nostro Paese avrà presto un ruolo attivo all’interno della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti.
Secondo il prestigioso quotidiano un tempo sito in Via Solferino, già nelle prossime ore dei ‘Tornado’ del Sesto Stormo di Ghedi potrebbero essere utilizzati in alcune missioni di bombardamento ai danni degli obiettivi sensibili individuati sul territorio iracheno. L’indiscrezione pubblicata dal più diffuso quotidiano nazionale, inoltre, conferma quanto anticipato dallo stesso giornale nel corso dell’ultimo mese: da più parti, infatti, era stato chiesto che l’Italia assumesse maggiori responsabilità, al pari dei propri alleati occidentali, nella lotta al terrorismo di matrice jihadista.
NUOVE REGOLE DI INGAGGIO PER I ‘TORNADO’ – Tuttavia, l’ipotesi di un coinvolgimento diretto dell’Italia nei raid contro l’Isis risale a più di un anno fa, quando proprio quattro ‘Tornado’ e alcuni droni furono inviati in una base aerea in Kuwait, esclusivamente con compiti di ricognizione aerea.
La notizia di una partecipazione attiva cambierà ora le regole di ingaggio e le finalità della missione assegnata alle forze italiane: i “Diavoli Rossi” ( il soprannome con cui sono ribattezzati i membri del Sesto stormo) verranno usati come cacciabombardieri e, coordinandosi con il comando americano, decideranno di volta in volta gli obiettivi strategici da colpire. L’anticipazione pubblicata dal ‘Corriere della Sera’ arriva peraltro in vista della visita di Ashton Carter, Segretario della Difesa degli Stati Uniti, presso la base di Sigonella (Siracusa): secondo quello che è uno degli uomini di fiducia di Barack Obama, il coinvolgimento italiano riguarderà solamente l’Iraq e non la Siria.
LA COMPLESSA SITUAZIONE SIRIANA – Non va infatti sottovalutata la distinzione che le forze della coalizione fanno proprio tra Iraq e Siria. Se nello Stato guidato da Bashar al-Assad sono già cominciati i bombardamenti da parte delle forze russe e francesi, per l’Iraq la situazione è completamente diversa.
A differenza del Governo siriano, che ha nel solo Vladimir Putin il proprio interlocutore privilegiato, quello iracheno ha invece esplicitamente chiesto alle forze occidentali di ricorrere ai raid aerei. E l’Italia, dal canto suo, avrebbe scelto di assecondare questa particolare situazione geo-politica: da qui la decisione di intervenire solamente in Iraq. D’altronde, erano volte proprio in questa direzione le dichiarazioni fatte, di recente, dal premier Matteo Renzi all’Assemblea delle Nazioni Unite: il Presidente del Consiglio aveva, infatti, espresso forti dubbi circa l’utilità di un’azione militare in Siria, a differenza della situazione iraqena, dove le forze dell’Isis risultano occupare tutta il territorio sito dove si estendeva l’ex confine con la Siria e buona parte della provincia di Anbar, non così distante dalla capitale Bagdad.
Un intervento diretto dei nostri Tornado, con tutta probabilità, soggetto ad un prossimo voto in Parlamento.