Non le coscienze, di bianco in Italia solo le morti. Crescono le vittime del lavoro, nel 2015 sono 3 al giorno
Gli ultimi casi riguardano Giuseppe, 45enne di Portici (Napoli) schiacciato da un camion in un cantiere sull’A3 Salerno-Reggio Calabria, Aniello, 47enne Bresciano dilaniato dalle lame in un silo per mangimi, e Giovanni, 59enne caduto dal tetto di un edificio da riparare a Settimo Torinese. La situazione è aggravata dal fatto che le morti bianche sono date in aumento nel corso del 2015, con cento casi tondi tondi in più rispetto allo scorso anno. 752 vittime, spesso, ricordate al massimo da qualche giornale locale, 752 agnelli sacrificali innalzati all’altare della propria professione e vissuti come se si trattasse di una sorta di fatalità, di una tragica ma inevitabile conseguenza del lavorare.
Una sorta di cento roghi alla Thyssenkrupp – come fa giustamente notare il quotidiano “Il secolo XIX“, senza che nel Paese si registri alcuna indignazione particolare o un qualunque impegno specifico per arginare il problema.
Invece sono numeri che devono far riflettere perché non si può morire facendo semplicemente il proprio lavoro.
Il presidente dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi Franco Bettoni parla di un “dato inquietante” e di una sicurezza che:
“Nonostante esistano le leggi, ancora non rappresenta una priorità per l’economia di un’Italia che sta faticosamente cercando di uscire dalla crisi”.
Da oltre settanta anni, L’Anmil si sta dando da fare per proteggere le famiglie delle vittime delle morti bianche. I motivi dell’aumento di questi decessi possono essere attribuiti ad una scarsa attenzione proprio in materia di sicurezza ( per una seria di azioni preventive che, in tempi di crisi, vengono sempre più viste come un mero costo aziendale e non come una necessaria tutela a vantaggio delle aziende stesse oltre che dei propri addetti). Oltre 11 milioni di ore di assenza dal lavoro per inabilità sono stati causati proprio da danni nell’esercizio delle proprie funzioni. Inoltre, l’Associazione mette in evidenza che le statistiche sugli infortuni e sulle morti non comprendono i lavoratori non assicurati (parliamo almeno del 10% degli occupati a livello nazionale per oltre 2 milioni di persone). In pratica, le cifre dovrebbero essere ancora più inquietanti, senza che si registri alcuna particolare politica per far fronte ad un’emergenza che ha portato, in un anno, ad un aumento del 15,3% nel numero delle vittime. Ogni anno, l’Anmil fissa per l’11 Ottobre la giornata dedicata alle vittime di questi gravissimi incidenti.
L’Osservatorio di Sicurezza sul Lavoro di Vera Engineering fa considerazioni un po’ differenti. Vengono, infatti, considerati soltanto i decessi sul luogo di lavoro e non quelli per gli spostamenti. I morti scendono a 546, anche se l’incremento resta tangibile, con una crescita dell 11,7% per cento, rispetto al 2014.
Inutile sottolineare come il settore edile sia quello maggiormente colpito con il 15,65 per cento delle morti complessive nell’ambito industriale. Seguono i lavori manifatturieri, i trasporti e il magazzinaggio. Il direttore dell’Osservatorio Federico Maritan attribuisce l’aumento della terribile cifra ad un:
“Incremento delle ore lavorative nei settori a rischio”.
In pratica, la maggiore produttività e i segni di ripresa del campo non fanno altro che dare adito ad una maggiore quantità di decessi sul lavoro. A tutto questo, bisogna aggiungere una probabile e netta diminuzione dei controlli, che dovrebbero essere eseguito con maggiore costanza.
Come già detto, per fronteggiare il maledetto fenomeno delle notti bianche sarebbe necessario dare maggiore importanza al tema della sicurezza. Vari ispettori del lavoro si sono recentemente riuniti a Torino per protestare contro i tagli ad Asl e alla loro fondamentale attività, e ottenere più risorse da destinare ai controlli. Una manifestazione nata anche per dimostrare il loro disagio davanti ai numerosi episodi inqualificabili durante le proprie ispezioni, non esclusi atti intimidatori e episodi di intolleranza. Il tutto in un clima che il coordinatore nazionale Uil della pubblica amministrazione, Angelo Vignocchi ha descritto come caratterizzato da ” un disinteresse generale da parte delle istituzioni”
Inoltre, i dati relativi alle morti bianche in Italia sono molto più gravi rispetto a quelli degli altri paesi europei. Nel 2008, quando il nostro Paese contava quasi il doppio dei morti di Germania e Francia e quattro volte una percentuale superiore all’Inghilterra, la situazione era ancora più preoccupante rispetto ad oggi. Ma l’ultima inversione di tendenza verso il peggio non lascia presagire nulla di confortante.