AttualitàMondo

Scuse di Obama, ma Medici Senza Frontiere chiede un’inchiesta indipendente per l’attacco a Kunduz

L’organizzazione umanitaria Medici Senza Fontiere (MSF) ha diramato una nota in cui ha espresso tutta la propria indignazione e disappunto in merito all’attacco USA contro l’ospedale in Afghanistan, che ha causato la morte di numerosi pazienti e medici dello staff della Ong fondata a Parigi nel lontano 1971. Si tratta, infatti, della più grave perdita di vite umane mai subita dall’organizzazione umanitaria durante un attacco aereo, un evento che non può passare inosservato e che non può essere definito semplicemente come un “danno collaterale” oppure come “un’inevitabile conseguenza della guerra“.

Medici Senza Frontiere chiede che un episodio del genere non debba mai più accadere e quindi una maggiore tutela, soprattutto considerato che gli ospedali in zone di guerra non possono essere attaccati, pertanto i fatti riguardanti questo attacco, che ricordiamo ha causato la morte di dieci pazienti, tra cui tre bambini, e 12 operatori, devono essere oggetto di indagini indipendenti e imparziali, senza affidarsi esclusivamente alle indagini interne militari condotte delle forze USA, NATO e afghane.
La nota diramata da Medici Senza Frontiere ha poi sottolineato come questo attacco possa essere considerato, seppur indirettamente, un affronto alla Convenzione di Ginevra, siglata proprio al fine di fornire una protezione ai civili nelle zone di guerra, e quindi a pazienti, medici, operatori e strutture di assistenza. Sottolineando, inoltre, come attualmente a Kunduz migliaia di civili non possono più beneficiare delle cure proprio nel momento in cui ne hanno maggiormente bisogno.  Richiamando, infine, ad un ” Diritto Internazionale Umanitario che non è fatto di errori, ma di intenzioni fatti e ragioni” e rivendicando l’esistenza, persino in guerra, di “regole“.

Nonostante il contatto telefonico tra il presidente americano Obama e Joanne Liu, laPresidentessa di Msf, telefonata nella quale il Capo di Stato Usa, oltre che a scusarsi a nome del suo Paese, ha promesso (accanto a quella sotto l’egida Nato e quella a carico del comando statunitense congiuntamente alle forze armate afgane) l’istituzione di una terza indagine per ricostruire l’accaduto, l’organizzazione umanitaria chiede chiarezza sull’incidente anche attraverso un’inchiesta indipendente. Da questo punto di vista, infatti, Msf, ha sollecitato l’opera di IHFFC( International Humanitarian Fact-Finding Commission), organo istituito per  risolvere contenziosi in ambito di guerra. In particolare, è stato chiesto agli Stati che hanno firmato la convenzione elvetica  di attivarsi affinchè la Commissione possa iniziare la sua attività investigativa su quanto accaduto a Kunduz, accertando quindi la verità sulla vicenda e andando a riaffermare la protezione delle strutture ospedaliere nei conflitti armati. Perché questa commissione sia attivata, infatti, è necessario che uno degli Stati firmatari dia il suo sostegno all’inchiesta. Se l’appello di Medici Senza Frontiere dovesse essere accolto, sarebbe la prima volta che la Commissione d’Inchiesta Umanitaria Internazionale viene attivata. Pur esistendo dal 1991, infatti, questo organismo non è mai stato interpellato.

Un debutto che non deve sorprendere se si pensa alla dinamica della strage e agli eventi che hanno fatto seguito. Durante l’attacco all’ospedale, avvenuto alle 3 di notte di sabato, infatti, il personale dello stesso – dando via all’evacuazione della struttura, aveva informato il comando Nato a Kabul della propria posizione Gps, allertandolo dopo la caduta di una prima bomba, Nonostante Americani e Afgani fossero stati informati della posizione esatta del sito, il bombardamento è continuato ugualmente per un’altra mezz’ora, con le esplosioni che hanno determinato un incendio nell’ospedale, rendendo ancora più problematica l’evacuazione di degenti allettati, con pazienti morti bruciati nei propri letti e medici ed infermieri che si operavano l’un l’altro.
Tutto questo risulta chiaro, nonostante sulla vicenda non vi sia ancora una ricostruzione precisa, con lo stesso responsabile del contingente americano in Afghanistan,il Generale  John Campbell, resosi protagonista di dichiarazioni contrastanti nel corso di questo ultimi giorni e il    New York Times a sostenere che gli Americani non abbiano rispettato le regole d’ingaggio (nella fattispecie la necessaria notifica dovuta a centri medici prima di un raid, allerta mai avvenuta).
Silenzio anche da parte  del governo locale con alcuni fonti che parlano di un bombardamento avvenuto per difendere milizie governative da un gruppo di talebani, ipotesi smentita dal Msf che ha precisato come al momento dell’attacco nell’ospedale non ci fossero persone armate, ma solo malati e medici. Da ricordare come da sempre l’organizzazione transalpina curi qualsiasi persona ferita, sia essa civile o talebana, situazione che, talvolta, l’ha portato in contrasto con il Governo afgano.

 

 

Leave a Response