TRAGICO ERRORE – Nonostante gli appelli lanciati dagli osservatori internazionali e il summit d’urgenza che Ban Ki-moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha chiesto con i vertici dello stato israeliano e dell’Autorità Nazionale Palestinese, continua a scorrere del sangue in Medio Oriente.
In quella che i media internazionali hanno già ribattezzato come ‘intifada dei coltelli’, ha destato particolare scalpore la morte di un cittadino israeliano, vittima dell’atmosfera di violenza e isteria che regna da giorni a Gerusalemme e dintorni. Stando a quanto riportano alcuni media di Tel Aviv, per la seconda volta nell’arco di poche ore la polizia israeliana avrebbe ucciso un civile, scambiandolo per un terrorista. L’uomo, al termine di un diverbio, avrebbe tentato di assalire i due vigilantes armati, cercando anche di sottrarre la pistola in dotazione a uno di loro. Ritenendolo un attentatore palestinese, i soldati lo hanno ucciso e, solo in un secondo momento, hanno scoperto che si trattava di un israeliano, colpevole solo di essere psicologicamente instabile.
ESCALATION DI VIOLENZA – Il tragico episodio è avvenuto quando ancora non si era esaurita l’indignazione per la morte di un altro civile presso il terminal degli autobus a Be’er Sheva. In quel caso si trattava di Haftom Zarhum, immigrato eritreo di 29 anni che, ritenuto il responsabile di un attentato compiuto pochi attimi prima, è stato prima colpito a morte dai poliziotti e poi linciato barbaramente dalla folla, accanitasi contro il cadavere con calci e pugni. Il premier Benjamin Netanyahu ha già stigmatizzato i due episodi e, come misura temporanea, ha anche deciso di fermare la costruzione del ‘muro’ a Gerusalemme che, nei giorni scorsi, aveva sollevato non poche critiche tra i sostenitori della causa palestinese. Dal canto suo, invece, Ban Ki-moon ha condannato fermamente sia l’azione delle forze armate israeliane, sia i ripetuti attentati ‘all’arma bianca’, compiuti dai palestinesi in questa singolare ‘intifada’.