ANONYMOUS CONTRO IL KKK – Dopo un periodo di relativo silenzio, Anonymous è tornato a colpire e, come già accaduto in passato, l’ha fatto prendendo di mira non più solo le grandi corporation internazionali o il Pentagono, ma uno dei movimenti di stampo razzista maggiormente radicati nella società americana. La rete di ‘hacktivists’ nata su Internet e che agisce in forma anonima ha infatti annunciato, attraverso il proprio sito e i diversi profili sui social network, di aver avviato una campagna volta a rendere pubbliche le identità di tutti gli attuali membri del Ku Klux Klan (KKK). L’operazione, denominata ‘HoodOff’ (‘giù il cappuccio’, per via del classico copricapo bianco indossato dai suoi membri), ha infatti già reso noti i dati sensibili -nomi, numeri di telefono e indirizzi email- di circa mille attivisti dell’organizzazione nata nel 1865 che propugna la superiorità della razza bianca e si caratterizza per le proprie posizioni antisemite e omofobe.
LA CAMPAGNA #HOODOFF – A seguito dell’annuncio, l’hashtag #HoodOff è diventato immediatamente uno dei ‘Top Trends’ su Twitter e ha generato anche reazioni di segno opposto: non ci sono stati solo commenti a sostegno della campagna lanciata da Anonymous ma anche critiche a questa iniziativa. Il motivo è presto spiegato: nella ‘black list’ pubblicata online figurano anche nomi di spicco del panorama politico statunitense. Tra questi c’è Dan Coats, senatore repubblicano dell’Indiana, e Jim Gray, sindaco di Lexington (Kentucky). I diretti interessati, da tempo noti per le loro idee conservatrici in materia razziale, hanno tuttavia negato di appartenere al Ku Klux Klan: ‘Si tratta di affermazioni false, offensive e ridicole: non ho mai avuto alcun tipo di rapporto col KKK’, ha fatto sapere Gray, mentre Coats si è limitato a definire come ‘completamente falsa’ la notizia riguardante la sua affiliazione al gruppo razzista.