Cinema

‘Premonitions’: la recensione del thriller di Afonso Poyart con Anthony Hopkins e Colin Farrell

E’ uscito ieri sera, in tutte le sale italiane, il secondo film di Afonso Poyart, salito agli onori delle cronache con ‘2 Coelhos’: con ‘Premonitions (‘Solace’ nella versione originale) il regista brasiliano gira un thriller psicologico dai toni quasi mistici. Affidandosi a due ‘califfi’ di Hollywood, Anthony Hopkins e Colin Farrell, Poyart porta sul grande schermo una sceneggiatura scritta 13 anni fa da Sean Bailey e Ted Griffin. La trama ruota attorno a una serie di omicidi compiuti da un misterioso serial killer (Colin Farrell), capace di prevedere il futuro e compiere i suoi crimini senza lasciare alcun indizio. Sulle sue tracce si metteranno l’agente dell’FBI Joe Merriwether (Jeffrey Dean Morgan) e lo psicanalista John Clancy (Anthony Hopkins), dotato di abilità sensitive ma ritiratosi dalla professione dopo la morte della figlia.

UN THRILLER ‘PARANORMALE’ – La pellicola di Afonso Poyart porta in scena un plot non certo originale (si veda ‘Seven’), ma provando a rinverdirne i fasti con una svolta ‘paranormale’. Tuttavia, nonostante un ritmo sostenuto per tutti i 101 minuti, ‘Premonitions’ riesce anche a sviscerare temi quali l’eutanasia e quello dell’elaborazione del lutto grazie anche ad alcune felici intuizioni registiche. Alcune scene, nelle quali i piani temporali paiono intersecarsi, rimandano inevitabilmente alla cinematografia di Christopher Nolan, ma Poyart riesce comunque a mantenere alta la tensione fino all’inevitabile colpo di scena finale. Il merito va anche ad un Hopkins che gigioneggia nei panni che gli sono più consoni e che arriva perfino a citare il ‘suo’ Hannibal Lecter, mentre spiace solo la ‘latitanza’ di Farrell, costretto a tenere a freno il suo talento e a limitare la propria presenza scenica alla seconda parte della pellicola, quando è il serial killer a prendersi la ribalta.