Era il mese di settembre 2004: in quella data, le strade di Piera Maggio, madre della piccola scomparsa Denise Pipitone, e quella di Veronica Panarello, la giovane accusata dell’omicidio del figlio Loris, si incrociano per pochissimi minuti.
Durante quel periodo, Piera Maggio sta vivendo il peggior incubo che ogni genitore vorrebbe evitare di vivere: sua figlia è scomparsa e di lei non si ha alcuna notizia.
Sono centinaia le telefonate che la signora Maggio riceverà, ma una in particolare le rimarrà ben impressa nella mente: dopo dieci anni, la madre di Denise ha voluto rivelare i dettagli su una telefonata che ha dell’incredibile.
A telefonarla fu una giovane Veronica Panarello, che all’epoca aveva appena sedici anni, la quale rivelò di aver visto, ed addirittura aver parlato, con la piccola Denise.
La giovane ragazza raccontò, sia alle autorità che a Piera Maggio, che Denise era in compagnia di due uomini e che, disperata, cercava la mamma.
Il racconto di Veronica, in un primo momento, fece scattare l’allarme: furono infatti creati diversi gruppi di ricerca, ma di Denise e dei due sequestratori non vi era traccia nel paese di Santa Croce Camerina.
Le ricerche proseguirono per diversi giorni, finché le autorità decisero di interrogare nuovamente la giovane Veronica.
Se in un primo momento il racconto sembrava credibile e ricco di dettagli, durante i successi interrogatori, essi fu vago e molto confuso: questo fece capire alle autorità che, il racconto di Veronica, era frutto della sua immaginazione.
Dopo dieci anni, Piera Maggio ha voluto commentare quanto accaduto, sostenendo che si trattò di un brutto scherzo che le fece veramente male, visto che sperò fino all’ultimo che quell’avvistamento fosse veritiero.
Veronica secondo Piera Maggio aveva dei problemi già durante l’adolescenza, sottolineando come, quella finta testimonianza, fosse il segnale che la futura presunta assassina stesse chiedendo aiuto e cercando di attirare, a tutti i costi, l’attenzione su di sè.