In Cina, si sa, si tende a fare le cose in grande, molto in grande. Per ironia della sorte, data la grandezza del territorio e tutti i problemi causati dalla sovrappopolazione e dal recente sviluppo industriale, anche i fenomeni naturali risultano avere conseguenze in scala molto maggiore rispetto ai numeri cui siamo abituati di solito. In una zona industriale del Guandong, provincia meridionale della Cina, si è verificata una frana che ha causato grossi danni a impianti produttivi e abitazioni, con i dati ufficiali che vedono 91 persone disperse e oltre 900 evacuati, almeno 18 edifici colpiti e parzialmente ricoperti dalla terra franata, interessando gli stabilimenti di 15 aziende diverse.
Bisogna però precisare che non è possibile parlare di un fenomeno strettamente naturale, in quanto la collina che sembra essere interamente franata, travolgendo ciò che trovava sul suo cammino, naturale non lo era quasi per niente, in quanto artificialmente creata accumulando terreno di recupero proveniente anche dai vari scavi e senza aver previsto un piano di assestamento vero e proprio per evitare che quanto successo potesse verificarsi. La reazione alla tragedia è comunque stata immediata: le autorità, nelle vesti del presidente Xi Jinping e del premier Li Keqiang, hanno immediatamente provveduto all’invio di massicce risorse di supporto, sia umane con 100 camion di vigili del fuoco sia tecnologiche, tramite droni e altre tecnologie adatte a lavorare in situazioni in cui difficilmente possono operare le persone.
Le catastrofi naturali sono periodiche in ogni parte del mondo, e sicuramente non sempre si possono prevedere; quando però l’uomo si impegna a modificare l’ambiente senza preoccuparsi troppo delle conseguenze, queste ultime diventano molto più prevedibili, oltre che quasi sempre evitabili. Il progresso della Cina non va fermato, nel rispetto di una nazione in forte sviluppo ma, probabilmente, è necessario capire che quando si va ad alterare il preesistente preoccuparsi di chi verrà dopo non è un optional.
