Nella storia di Giulio Regeni, il ricercatore friulano ucciso al Cairo, si inserisce un altro tassello, che corrisponde al nome Oxford Analytica, una azienda di intelligence che è stata creata nel 1975 da David Young, un americano che era stato implicato anche nel famoso scandalo “Watergate” che mise fine alla presidenza di Richard Nixon.
L’azienda ha uffici in varie parti del mondo, oltre ad Oxford: a Parigi, Washington e New York e la rete dei suoi collaboratori arriva a 1400 persone. Giulio Regeni, negli anni che ha passato a Londra ha collaborato con questa azienda per circa un anno, dal mese di settembre del 2013 allo stesso mese del 2014. Il suo compito era quello di produrre il “Daily Brief” una serie di una decina di articoli che riguardavano gli eventi principali accaduti nel mondo, che venivano poi distribuiti ad una serie di clienti che li avevano richiesti.
Di Regeni ha parlato un ex collega, Ram Mashru, che lo ha descritto come un collega molto socievole e di grande attenzione per il lavoro; lo stesso Mashru, insieme ad altri colleghi, dopo aver appreso la notizia della morte del ricercatore italiano, ha promosso una petizione per chiedere al governo di Londra di fare pressione sull’Egitto per la veloce risoluzione del caso. Per Mashru il comportamento di Regeni durante il suo lavoro era sempre molto cauto e professionale, ma non esclude la possibilità che in Egitto il giovane italiano abbia involontariamente attirato l’attenzione di qualcuno con le sue attività di ricerca.
La Oxford Analytics, come azienda, sta invece tenendo un “basso profilo”, preferendo non prendere posizioni ufficiali sul caso, ma ha comunque inviato un messaggio di cordoglio alla famiglia di Regeni. Sempre dall’Inghilterra e precisamente da Cambridge, ha parlato Glen Rangwala, un professore che avrebbe dovuto collaborare con Giulio Regeni nella realizzazione di un corso, quando fosse rientrato dall’Egitto. Si erano infatti ipotizzate delle possibilità di un passaggio di notizie da parte di Regeni agli 007 britannici, cosa che Rangwala ha smentito in modo categorico, confermando che il mondo accademico non diffonde mai dati relative a ricerche degli studenti.