Alcune indiscrezioni arrivate dall’Egitto, da parte di un anonimo che asserisce di far parte della polizia segreta del Cairo, indicano il nome del generale Khaled Shalabi come possibile responsabile della morte del ricercatore italiano. Le indiscrezioni fornite da questo anonimo sono arrivate da alcuni giorni al quotidiano “La Repubblica” e le email sono state prese in carico anche dalla Procura di Roma, che sta indagando sul caso.
In queste notizie ci sono accuse per i vertici egiziani, e vengono anche svelati dei dettagli relativi alle torture che sono state inflitte a Giulio Regeni. Sarebbe stato proprio il generale Khaled Shalabi a dare l’ordine per sequestrare il giovane italiano, dopo aver in precedenza messo sotto controllo la sua abitazione. Prima del sequestro fu anche effettuata una perquisizione dell’appartamento da parte di ufficiali della Sicurezza Nazionale.
Dopo il sequestro, Regeni venne trattenuto per 24 ore nella caserma di Giza della stessa sicurezza. Per prima cosa al ricercatore italiano venne sequestrato il cellulare ed anche i documenti di identità, e dopo che si rifiutò di rispondere alle domande degli agenti che lo interrogavano, iniziò il primo pestaggio. Le domande rivolte a Regeni riguardavano la “rete” dei suoi informatori per la ricerca che stava effettuando ed anche eventuali operazioni che si stavano preparando.
Nei giorni successivi, sempre secondo l’informatore anonimo, vi fu il trasferimento di Regeni a Nasr City, che avvenne per ordine di Magdy Abdel Ghaffar, il ministro dell’Interno egiziano. Qui continuarono le torture e poi vi fu un altro trasferimento, nelle mani di militari, dopo che del fatto era stato informato anche il presidente Al Sisi. Le torture dei militari portarono poi alla morte del giovane il cui cadavere su fatto ritrovare, dopo aver deciso di far apparire la sua morte come avvenuta in seguito a un tentativo di rapina finito male.
Questa la ricostruzione che viene fuori dalle rivelazioni della fonte. Il generale Shalabi fu condannato già nel 2003 a causa di torture dal tribunale di Alessandria, ma in seguito alla sospensione della sentenza fu reintegrato nel suo ruolo. Da parte dell’Italia è arrivato anche un nuovo “altolà” nei confronti dell’Egitto con le dichiarazioni del ministro Gentiloni, che ha minacciato anche la messa in atto di misure adeguate. Questo ha provocato anche una reazione da parte del ministero degli Esteri del Cairo che ha detto che servono a complicare la situazione.