Amanda Knox, periodicamente, riesce a tornare sulle pagine della cronaca italiana: dopo esser stata scagionata da ogni accusa, la giovane americana ha deciso di tornare a casa e dimenticare gli anni trascorsi in Italia.
Amanda, però, non ha voluto dimenticare alcune delle varie situazioni che si sono venute a manifestare durante la sua permanenza forzata sul suolo italiano.
Per tale motivo, l’americana ha ben pensato di ricorrere in causa contro l’Italia ed i suoi metodi poco ortodossi, così come sono stati definiti da parte di Amanda.
L’ex indiziata dell’omicidio di Meredith ha infatti raccontato che, durante gli interrogatori, è stata ripetutamente maltrattata da parte dei vari membri delle forze dell’ordine.
In particolar modo, i primi interrogatori sono stati svolti senza la presenza dell’avvocato di Amanda, la quale si è ritrovata sola ed in una situazione tutt’altro che piacevole.
Gli avvocati della ragazza, ovvero Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova, hanno ben pensato di denunciare il tutto alla Corte Europea dei diritti umani, la quale non ha avuto alcun dubbio nell’accettare, in via preliminare, il ricorso effettuato da parte di Amanda e dei suoi legali.
A commentare l’accaduto è stato Raffaele Sollecito, anch’egli coinvolto nella vicenda e dipinto in passato come il complice di Amanda.
Il giovane ha raccontato nel dettaglio gli interrogatori di Amanda, i primi avvenuti senza un legale che la rappresentasse, con metodi violenti e con un interprete non ufficiale.
Il racconto di Raffaele passa per dettagli che risultano essere tutt’altro che chiari ma, il ragazzo, sottolineare che Amanda venne interrogata per quindici ore senza alcuna pausa.
Gli avvocati hanno invece sottolineato come, la ragazza, sia stata sottoposta ad un grande stress psicologico durante le diverse fasi del processo, cosa che ha allungato i periodi della causa stessa.