Resta estremamente frammentato il quadro politico spagnolo dopo la tornata elettorale del 26 Giugno. I risultati confermano l’andamento della recente consultazione di Dicembre: nuova vittoria per il Partido Popular che, con il 33,3% delle preferenze, si conferma come primo partito iberico. Un risultato che aumenta il numero dei seggi assegnati alla formazione di centrodestra, che passano dai 123 di sei mesi fa a 137. Numeri che, però, non bastano a garantire una maggioranza stabile in un parlamento che si presenta assai eterogeneo.
Nonostante i problemi all’orizzonte il leader del Pp, Mariano Rajoy, rivendica il successo ottenuto alle urne: “abbiamo vinto le elezioni e vogliamo governare,” tuona il massimo esponente del centrodestra iberico, già capo del governo spagnolo dopo le elezioni del 2011,
“da domani avvieremo le consultazioni con tutti i partiti politici e proveremo a formare una colazione di governo stabile, in grado di dare tranquillità al paese dopo un periodo difficile.”
Si pensa soprattutto ad un asse con il Partido Socialista, il PSOE, che ha raccolto il 22,7% delle preferenze. I progressisti hanno perso cinque seggi rispetto alle ultime consultazioni ma hanno sostanzialmente tenuto le posizioni, confermandosi come secondo partito del paese ed evitando il sorpasso di Podemos.
“Non siamo soddisfatti del risultato ottenuto anche se rimaniamo la prima forza progressista del paese e questo ci gratifica,” ha commentato il leader Pedro Sanchez che poi ha invitato proprio il leader di Podemos, Pablo Iglesias, a “riflettere sugli errori che hanno favorito la destra.”
Ed è proprio Podemos la forza che esce con le ossa rotte dalla consultazione elettorale. Il movimento politico legato alle proteste degli “indignados” non aveva nascosto mire di governo ma si è fermato al 21,1% delle preferenze. Un risultato deludente se si pensa ai sondaggi che, alla vigilia delle consultazioni, davano praticamente per certa la formazione di un governo dei viola con il Psoe.
“Ovviamente il risultato non è stato soddisfacente,” ha precisato il segretario Pablo Iglesias, “restiamo comunque aperti ad un dialogo con il Psoe, con cui condividiamo una visione politica opposta ai popolari.”
A rendere ancora più frammentato ed incerto il quadro politico spagnolo, poi, è la presenza in parlamento dei partiti minori. Partiti di respiro nazionale, come il movimento Ciudadanos, che avrà 32 seggi e che potrebbe risultare decisivo per formare una maggioranza di governo. Senza dimenticare gli indipendentisti catalani (Cdc ed Erc con 17 seggi) ed i nazionalisti baschi del PNV (5 seggi); partiti poco disponibili ad entrare in coalizioni di governo con le maggiori forze politiche del paese. Prevale, quindi, l’incertezza; un’incertezza che potrebbe anche portare alla formazione di un fragile governo di unità nazionale retto dai voti di popolari e socialisti.