L’aviazione USA è tornata a colpire obiettivi libici in mano allo Stato Islamico, come aveva fatto in due occasioni precedenti.
Ad essere bombardata è stata la zona di Sirte, città in mano all’Isis, che le forze del governo di unità nazionale stanno cercando di riconquistare. La richiesta di effettuare questi bombardamenti è stata fatta, secondo quanto comunicato dalla Difesa di Washington, da Fayez al Sarraj, capo dell’esecutivo che è riconosciuto ufficialmente dalla Nazioni Unite.
La dichiarazione americana rappresenta una novità, in quanto è la prima volta in assoluto che viene precisato chi ha richiesto l’attacco.
Sirte è la roccaforte dei miliziani jihadisti dal mese di giugno del 2015, ed i bombardamenti da parte americana vanno avanti dal mese di novembre. Secondo le notizie che sono filtrate dopo il bombardamento, a Sirte si sono avute gravi perdite. L’aiuto degli Stati Uniti al governo riconosciuto dall’ONU sarà però limitato nel tempo e solo con l’aviazione; il Pentagono ha infatti smentito la possibilità che truppe di terra americane possano arrivare in Libia.
Dopo l’annuncio del raid aereo, “mirato” contro le postazioni dell’Isis, da parte dell’Italia è arrivato un “plauso” all’operazione, con una nota emessa dalla Farnesina, nella quale si dichiara di valutare “positivamente” le mosse degli Stati Uniti, visto che arrivano su richiesta del “legittimo” governo libico, e sono volte a ristabilire sicurezza e pacificare tutte le zone della Libia.
Nella nota si ricorda che anche l’Italia, nell’ambito dell’ONU, sostiene il governo di al Sarraj, e che è stata informata del bombardamento, anche se non ha preso parte in nessun modo all’azione. In futuro, la campagna d’attacco contro lo Stato Islamico in Libia potrebbe coinvolgere anche le altre nazioni che fanno parte della coalizione, e quindi anche l’Italia potrebbe essere chiamata a dare il suo contributo, specialmente come base di partenza per i caccia che bombarderanno le postazioni dell’Isis.
Nella città di Sirte intanto continuano gli assalti via terra dell’esercito del governo di al Sarraj, con i circa 1000 miliziani presenti in città che si difendono aspramente, tanto che dalle due parti si sono avuti circa 300 morti e un migliaio di feriti.