Continua la battaglia attorno a Mosul: l’esercito iracheno assedia da giorni la roccaforte di Daesh
ATTACCO AL CUORE DELL’ISIS – Potrebbe essere oramai arrivata a una svolta, dopo molti giorni di combattimenti, l’operazione che mira a liberare Mosul e a sbaragliare i miliziani di Daesh: la città irachena del governatorato di Ninawa è infatti una delle roccaforti storiche dell’ISIS e la sua riconquista non rappresenterebbe solamente una grave sconfitta per l’autoproclamato Califfato, ma anche un danno di immagine. Per questo motivo, nelle ultime ore gli scontri sono diventati più cruenti: se da una parte le forze governative locali sono infatti prossime a penetrare all’interno del centro abitato, dall’altro si assiste all’ultimo colpo di coda dei guerriglieri jihadisti che hanno deciso di usare centinaia di civili come scudi umani e non sembrano avere intenzione di arrendersi. A Mosul ci sarebbero ancora circa 5.000 militanti asserragliati e, a detta di alcuni alti “papaveri” dell’esercito di liberazione iracheno, “la vera battaglia sta per cominciare adesso”.
SANGUINOSA RAPPRESAGLIA – A scatenare la sanguinosa rappresaglia di Daesh, oltre che il barbaro ricorso a scudi umani tra la popolazione, è stata un’azione improvvisa delle forze speciali che, coordinate con i soldati della coalizione internazionale e con i Peshmerga curdi, sono riuscite a penetrare in città da un varco ad est; l’obiettivo del CTS (il locale centro antiterrorismo) è quello di creare progressivamente nuove sacche di resistenza e, al contempo, mettere al riparo il maggior numero possibile di civili.
Tuttavia, le notizie che giungono dall’interno del centro abitato non sono incoraggianti e lasciano presagire che un’eventuale capitolazione dei miliziani islamisti lascerebbe comunque dietro di sé una scia di sangue senza precedenti. Per le strade di Mosul sono già cominciati i rastrellamenti dei giovani maschi, presi in ostaggio e tenuti prigionieri all’interno dl alcune moschee: il timore degli osservatori internazionali è che non si ripeta quanto sta avvenendo in Siria, ad Aleppo, dove la situazione umanitaria degli abitanti è definita “preoccupante”.
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